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B49FEF1B EA44 47B3 B42F E27D8DA54CB9Si moltiplicano le iniziative a difesa delle Partite Iva. Da un lato le associazioni di categoria che promuovono incontri sul territorio per dare informazioni chiare e puntuali a commercianti e piccoli artigiani e dall’altro le varie sigle associative “pro Partite Iva” che intendono smuovere le acque stagnanti nelle quali le piccole imprese rischiano di annegare.Sono da sempre il punto forte dell'economia italiana, ma non sono mai state "malate" come in questo momento. Erano una volta la spina dorsale dell’Italia ma oggi sono a “rischio estinzione”. O, quanto meno, la loro situazione va via via peggiorando, tanto che da più parti vengono periodicamente lanciati appelli per la loro “salvaguardia”. Le partite IVA italiane, che si tratti di liberi professionisti o piccole e piccolissime aziende, sono ormai davanti a un baratro.Migliaia di partite Iva, tra giovani professionisti e imprenditori, sono pronte a scappare dalla gestione separata Inps o a chiudere, tradite dalle modifiche imposte dall'ultima legge di Stabilità. Un clamoroso autogol, che rischia, in questo particolare momento di crisi economica e con la disoccupazione galoppante, di penalizzare l'unica forza lavorativa che con coraggio continua a investire su se stessa. 

Anche per questo sta riscuotendo un particolare successo il nuovo gruppo “Partite iva insieme per cambiare – Abruzzo” che si è costituito per dare voce al malcontento generale di tanti operatori del terziario ma anche di tanti artigiani e liberi professionisti che non riescono più a reggere il peso di una condizione insostenibile che sta letteralmente strozzando le piccole imprese. Il movimento in Abruzzo vede tra i protagonisti la combattivo e rivoluzionariaAntonella Fracassi che si è fatta promotrice di numerose iniziative di promozione del gruppo. Come dichiara l’avvocato, nell’arco di appena 3 anni il numero delle partite iva si è ridotto del 40% circa, passando da oltre 8,5 milioni a poco più di 5 milioni. Diversi i fattori che hanno inciso su questo calo tanto repentino quanto preoccupante: la situazione economica stagnante; la forte concorrenza interna; i controlli dello stato e gli adempimenti burocratici necessari al “mantenimento in vita” dell’attività produttiva. Il ruolo principale, però, è stato probabilmente giocato da una pressione fiscale sempre più pesante, che è arrivata a toccare il 64% dei profitti di una piccola partita IVA.Il dato emerge da un’analisi diUnimpresa riportato dalla Fracassi, secondo il quale il totaltax rate di PMI e professionisti è di gran lunga superiore al 60%. Tra tasse (sia acconti dell’anno fiscale successivo, sia saldi dell’anno fiscale in corso), contributi previdenziali (anche in questo caso si devono tenere in conto saldi e acconti), e pagamenti vari (come quelli nei confronti della Camera di Commercio e altri oneri obbligatori), sono dunque più i soldi che finiscono nelle casse dello Stato rispetto a quelli che restano nelle tasche di professionisti e artigiani.“È una situazione che vale la pena riproporre al centro dell’attenzione e al centro dell’agenda politica – afferma la Fracassi – a pochi giorni dall’approvazione dell’ennesima legge di bilancio che si proponeva di essere come la svolta, proprio sul fronte della riduzione della pressione fiscale, e invece non ha cambiato alcunché. Perché sarà pur vero che è stata evitata la stangata da oltre 20 miliardi di euro con l’aumento delle aliquote Iva (e comunque è solo un rinvio, quindi fra 12 mesi ci risiamo), ma il peso delle tasse sui contribuenti, sia famiglie sia imprese, non è cambiatoaffatto“.Nello specifico, dai conti fatti dal Centro Studi di Unimpresa emerge che una partita IVA che fattura 50 mila euro deve pagare a fine anno, dunque, 33.248 euro, ossia il 64,5% rispetto a quanto guadagnato. Nelle tasche del professionista restano 16.752 euro, ossia 1382 euro al mese. E’ ovvio che questa situazione non può perdurare ed è necessario intervenire al più presto per sanare questa condizione intollerabile. Quindi ci complimentiamo con questo gruppo che continueremo a seguire.

Leo Nodari