In Abruzzo nei due mesi di Covid sono aumentatedel 50 per cento le richieste di donne che hanno subito violenza entro le mura domestiche. Anche a Teramo, dopo un brusco calo dall'inizio della pandemia, le richieste d'aiuto sono per il mese d'aprile maggiori rispetto all'anno precedente. Ogni giorno aumentano le richieste di aiuto ricevute dal numero nazionale 1522, soprattutto di donne che vivono in famiglie in difficoltà sociale ed economica, facendoemergere situazioni di violenza economica e psicologica su cui è ricaduto gran parte del peso della chiusura imposta dalle misure anti COVID19. Il punto è che le donne trovano sempre il modo di farsi sentire se sanno di essere ascoltate e non sono lasciate sole. E' il tempo di misure concrete e a lungo termine. Per questo ogni occasione di ascolto è importante. Per aiutarle ad intraprendere un percorso di uscita dalle forme più subdole della violenza, e quindi più nascoste, anticamera della violenza fisica: il controllo economico da parte del partner, l’impossibilità di prendere decisioni sulla propria vita, l’isolamento tra le mura di casa (che per molte è stato aggravato dalle restrizioni per il virus). Ci dice un vice questore, esperta del settore, e molto attenta al problema, che malgrado la crescente attenzione degli ultimi anni da parte della opinione pubblica, delle Pari Opportunità (DPO) e dell’indispensabile lavoro di Centri Antiviolenza in Abruzzosiamo ancora lontani dall’avere una rete strutturata e capillare sul territorio che possa da un lato aiutare le donne e le famiglie in difficoltà e dall’altro prendere in carico le situazioni più gravi e proteggere le donne in case protette.Mancano risorse e soprattutto manca una visione di lungo periodo che unisca interventi di sostegno alle famiglie e misure di prevenzione contrasto alla violenza. Centri per la Famiglia, centri Antiviolenza, case rifugio: c’è molto da fare.
La fine della emergenza COVID 19 dovrà portare con sé un ampio piano di sostegno alle donne, alle famiglie per favorire la loro autonomia economica e sociale: prevenire la violenza è possibile se si investe nei servizi sociali pubblici e privati e nel presidio del territorio. Non basta ricordarsene durante una pandemia.
Occorre lavorare per far sì che non sia tutto sulle spalle delle donne e in questo momento è importante dimostrare che a tante persone interessa questo tema. Con la ripartenza i più fragili rischiano di restare sempre più indietro, creando una distanza incolmabile. Occorre rimettere al centro della ripartenza i diritti di bambini, bambine, donne e famiglie. perché non siano più le donne, da sole, a farsi carico di tutto.
Leo Nodari