• MCDONALDS
×

Avviso

Non ci sono cétégorie

BRASILECOVID

Quasi 5 milioni di persone vivono nelle 765 favelas di Rio de Janeiro, il 50% della popolazione della CidadeMaravilhosa.Come convincere gli abitanti delle favelas che è importante rimanere a casa e lavarsi le mani, se la densità di popolazione è la più alta dello Stato e sussistono problemi con l’acqua potabile da decenni? Basterà lo striscione messo sul ponte d’imbocco alla Rocinha, la favela più grande del mondo ? I servizi igienico-sanitari e la salute sono diritti fondamentali, anche se, in Brasile, persino lavarsi le mani è diventato un privilegio di classe e di razza. Questa pandemia, che ha messo in quarantena la popolazione del pianeta, ci ha mostrato che sono pochi quelli che possono permettersi di rimanere a casa. In Brasile, il virus ha aumentato la pressione sulle giunture di una società di per sé già fortemente ineguale e nella quale le vestigia della schiavitù sono ancora molto presenti. La popolazione povera che vive nelle favelas e nei quartieri periferici delle grandi metropoli, in maggioranza nera, si presenta come la principale vittima dell’emergenza sanitaria Covid-19. Le lavoratrici senza contratti formali, che rappresentano quasi la metà della popolazione attiva del paese, soffriranno in maniera sproporzionata le conseguenze del rallentamento economico. Nonostante questo il presidente del Brasile JairBolsonaro ha ironizzato nuovamente sul distanziamento sociale affermando “Faremo una grigliata per 3 mila persone, più o meno” ogni domenica pomeriggio nel palazzo dell'Alvorada, a Brasilia. Il Brasile ha registrato nelle ultime 24 ore 941 morti per covid, il numero più alto dall'inizio della pandemia, e oltre 10 mila nuovi contagi. Nonostante l'aumento di vittime e contagi, Bolsonaro continua a minimizzare l'impatto del virus e ad apparire in pubblico senza mascherina. Intanto, il bilancio delle persone morte per le complicanze legate al virus è salito a 19.897, mentre sono 145.328 i casi accertati di covid nel Paese sudamericano con una popolazione di oltre 200 milioni di persone. Nelle prime fasi di questa crisi, le linee di autobus che collegavano l’area metropolitana con la città di Rio de Janeiro sono state interrotte, impedendo alle lavoratrici delle periferie di raggiungere i quartieri centrali dove lavoravano, e le poche alternative di viaggio restanti sono state prese d’assalto nei giorni immediatamente successivi. Pertanto, le opzioni per le abitanti della periferia si sono ridotte a esporsi al contagio o a non avere nulla da mettere sotto i denti.Il virus è arrivato in Brasile nella valigia di una famiglia bianca borghese di ritorno da una vacanza in Europa. Nel frattempo, lo stato brasiliano,  nega la gravità della pandemia e mette in pratica misure inefficaci, più mirate alla salvaguardia degli interessi dell’oligarchia brasiliana che al salvataggio della classe lavoratrice in una situazione di emergenza. L’attuale governo è il riflesso di una società schiavista che è cambiata ma senza mai scomparire del tutto. Istituzioni che cercano di perpetuare il dominio e lo sfruttamento disumanizzante sulle famiglie vulnerabili.L’altra faccia della medaglia sono le molte donne che, oltre a rappresentare il sostentamento principale per le loro famiglie, portano sulle spalle le stimmate di una storia coloniale e schiavista. Oggi una donna di colore guadagna ancora in media il 54% in meno rispetto a un uomo bianco, e il connubio perverso di razzismo e patriarcato sfocia in una sorta di asfissia sociale con effetti negativi su tutti gli aspetti della vita.Donne che nella loro lotta quotidiana per la sopravvivenza non possono smettere di lavorare, sono esposte al virus e hanno un peggiore accesso alla salute pubblica. In questa situazione, sono necessarie misure di emergenza che proteggano efficacemente queste donne. Il sadismo di dover scegliere tra essere infetti o morire di fame non può essere normalizzato.In questi giorni, riecheggiano in tutto Brasile i discorsi spietati di ministri, uomini d’affari e opinion leader di ogni genere nei quali si afferma, ripetutamente, che la pandemia colpisce tutte le persone allo stesso modo, indipendentemente dalla loro classe, genere o razza di appartenenza. Non è necessario argomentare la falsità di tale affermazione o spiegare perché le persone più vulnerabili saranno, ancora una volta, le più colpite.Il razzismo strutturale condiziona l’accesso all’istruzione per la popolazione nera, e un’istruzione scadente genera limitazioni in ambito lavorativo e abitativo; carenze che condizionano il benessere, la salute e l’alimentazione. E su tutto, un’aspettativa di vita più breve.Il razzismo si manifesta in molti modi. Il razzismo ambientale, particolarmente rilevante in questo frangente, sottopone le persone a una contaminazione eccessiva e le esclude da beni e servizi ambientali come acqua e aria pulite. Vivere in comunità etnicamente separate aumenta la vulnerabilità al virus. Il razzismo ambientale rafforza la possibilità di contrarre malattie croniche come diabete, ipertensione, malattie renali o asma, aumentando così il tasso di mortalità di questa parte di popolazione nei confronti del virus.

Leo Nodari