Botta, risposta e... controbotta finale.
Nella curiosa vicenda del biglietto “elemosinato”, così come “contestato” da Pasqualino Iannetti nella sua lettera a Riccioni, c’è un finale… esilarante. O meglio: esilarante per noi osservatori (e certo per Riccioni) meno per Iannetti.
E capirete perché.
Rapido riassunto.
Iannetti pretende il rispetto della regola sulla concessione gratuita dei biglietti della cabinovia, a chi lavora in montagna.
Ma questo non accade.
Il giorno della riapertura, Riccioni compra un po’ di biglietti e uno di questi lo fa portare a Iannetti.
Iannetti si incazza.
E scrive una lettera (LEGGILA QUI) nella quale, tra le altre cose, dice a Riccioni di non aver bisogno dell’elemosina del suo biglietto, e chiude scrivendo: «…Questa amara nota, oltre che alla stampa, la invio anche a questo signore, allegando alla stessa il “famoso biglietto della funivia” che, ovviamente, non ho utilizzato».
Riccioni, risponde (LEGGI QUI) che si trattava solo di un atto goliardico, ma poi guarda il biglietto allegato alla lettera e… scopre chee non c’è scritto “Bar Prati di Tivo” come su quelli che lui ha donato, così, per togliersi la soddisfazione, va a verificare di che biglietto si tratti e… qui la cosa diventa esilarante.
Come si potrà notare nel video linkato a fondo pagina, non solo il biglietto “non usato e restituito” non era uno di quelli di Riccioni, ma era anche usato…
Così come sui prati degli Stadi, è il Var a definire l'esito di uno scontro, non poteva che essere una prova video, un var pretarolo, a dire l'ultima parola su questo "scontro" bigliettoso.
Racconta una leggenda che i pifferai di montagna, partirono per suonare e vennero suonati… in questa storia il pifferaio è una guida e la montagna è il Gran Sasso.
Ma la “sonata” è la stessa…