
In ordine alle dichiarazioni rilasciate dal capogruppo regionale Sandro Mariani circa la situazione in cui versa l’Unione Comunale del PD di Teramo ed alla risposta venuta da quest’ultima circa l’attribuzione di ruoli e deleghe ai consiglieri provinciali, come componente Retedem e senza entrare (troppo) nel merito della questione, vogliamo fare alcune brevi riflessioni sulla vicenda.
Riteniamo che la sede ove effettuare una esternazione quale quella fatta dal capogruppo regionale non fosse propriamente quella prescelta di una intervista televisiva e che anzi essa andasse fatta nelle sedi opportune, discutendone nell’ambito di una necessaria riunione ed all’esito di un confronto.
Precisato questo è però evidente che l’Unione e la segreteria comunale vivano un momento di difficoltà oramai da molto tempo. Sotto questo aspetto non possiamo sottacere come a più riprese sia stato chiesto al Segretario comunale, prima e dopo gli eventi sismici, di indire delle riunioni dell’Unione comunale, per discutere della situazione politica a livello cittadino, per confrontarsi con il gruppo consiliare circa e discutere le iniziative da adottare (le ultime due richieste, e sottolineiamo le due ultime, perlomeno per quanto riguarda la componente Retedem, risalgono al 7 febbraio u.s. ed ancor prima al 3 ottobre 2016, ed in un caso e nell’altro la risposta del Segretario è stata la stessa: mi coordino con la Presidenza e fisso a breve…).
Non possiamo non evidenziare come la consultazione tra eletti e base (che per Statuto dovrebbe esserci almeno ogni quattro mesi, se non andiamo errati) dal momento dell’elezione dei consiglieri comunali non vi sia stata che una o due volte, come le scelte programmatiche e le linee di azione non vengano quasi mai discusse né con gli altri Organi del Partito e né comunque quanto meno illustrate e confrontate con la “base”, mortificando così il concetto stesso di partito, che dovrebbe sottintendere quello di partecipazione. Sotto il profilo della partecipazione è appena il caso di fare un accenno, ad esempio, ai famigerati e fantomatici gruppi di lavoro istituiti all’indomani del rinnovo dell’Unione comunale e anche in questo caso praticamente rimasti sulla carta e lo si dice non per polemizzare, ma per fare il punto su un modo di intendere la conduzione del Partito che, per la verità, si inserisce sul solco della continuità da un po’ di anni a questa parte.
Evidente appare a nostro avviso anche il deficit del partito locale nel parlare alla città, considerato che ad oltre metà del mandato amministrativo svolto, non siamo ancora riusciti ad “imporre” con una martellante campagna di pressione mediatica la diretta streaming del Consiglio comunale cui la maggioranza si era impegnata e/o che ci sentiamo chiedere spesso in giro dalla gente di strada che cosa stia facendo il PD a Teramo, segno evidente che almeno vi è un grosso difetto di comunicazione tra Partito e cittadinanza teramana, cui il PD non riesce a far arrivare adeguatamente i risultati della sua attività di principale forza di opposizione, limitandosi ad una attività che sostanzialmente si concreta in interventi del capogruppo comunale e dei singoli consiglieri, dalla quale tuttavia non si evince un progetto complessivo ed alternativo di governo della città.
Passando invece al merito delle considerazioni fatte dalla Segreteria comunale circa le attribuzioni delle nomine in Provincia e soffermandosi in particolare sulle considerazioni politiche circa le problematiche evidenziate dai recenti fatti tellurici-atmosferici eccezionali circa l’assetto della macchina pubblica, in linea di massima condividiamo le analisi fatte ed i dubbi palesati dalla segreteria circa il “processo di riforma al contrario voluto dall’alto”, già oggetto da parte nostra di ampio dibattito all’interno del gruppo Retedem (dove, per tenerci solo alle problematiche evidenziate nel comunicato, abbiamo discusso e discutiamo della necessità di riflettere e rivedere riforme che si sono rivelate poco indovinate, come ad esempio quella della abolizione delle province e di altri enti/organi periferici come CCIAA e Prefetture, o del riordino territoriale della Sanità pubblica, che finiscono per scaricare i costi delle riforme sulla gente comune senza peraltro essere riuscite ad ottimizzare l’Organizzazione dello Stato, della necessità di ridiscutere ruoli, attribuzioni e organizzazione delle Regioni/Province autonome -anche sotto il profilo delle differenze davvero troppo marcate di risorse destinate a quelle a Statuto speciale e ordinario -in un tempo di macroregioni europee dove questo appare francamente anacronistico e portatore di privilegi e prerogative che non si vogliono abbandonare-, della esigenza di rivedere scelte populistiche in cui siamo stati trascinati dentro dal centrodestra e dalla sua deriva liberista “meno stato più mercato” come l’abolizione dell’Ici, che altro non ha fatto che distruggere le possibilità di governo delle città, togliendo la fonte primaria di finanziamento degli Enti locali, poi non rimpiazzata adeguatamente dal finanziamento centrale e con le conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti in termini di scadimento dei servizi resi alla cittadinanza).
Detto questo dobbiamo però rilevare come un comunicato espresso in questi termini rischia di aumentare il disorientamento sia tra i nostri iscritti, simpatizzanti ed elettori e sia tra la gente comune, fornendo ulteriori argomenti agli avversari politici, in un momento in cui proprio non ve ne sarebbe bisogno. Difficile, infatti, facendo solo riferimento ai “capobastone o ai capolista di ogni schieramento”, spiegare loro come mai queste critiche al “disastroso processo di riforma avviato dalle leggi del Governo Monti prima e proseguito poi con la legge Delrio [ossia Governo Renzi]”, vengano da parte di chi (come del resto anche molti di noi in Retedem) poco più di due mesi fa sosteneva con forza la bontà della riforma del SI, abolizione delle Province comprese, magari per ordini di scuderia dettati anche dalla necessità di contemperare l’esigenza (esistente e reale) di cambiamento e modernizzazione del Paese, con scelte non totalmente condivise.
Difficile pensare che un simile comunicato, così come posto, non faccia insorgere in chi legge l’obiezione più comune che potrebbe essere fatta: scusate ma i governi Monti, Letta e Renzi, erano espressione anche del PD?!?!
E se è vero che accorgersi degli errori e agire per correggerli è cosa meritoria ed indice di intelligenza, è altrettanto vero che perseverare è esattamente il contrario. Occorre tornare a pensare, in questo Partito e nel centrosinistra, e a preoccuparsi meno dei problemi delle altre forze politiche, denunciando si la loro incapacità di far fronte ai problemi, i loro deficit democratici, le incoerenze e gli errori, evitando però di scadere nel chiacchiericcio e nel gossip.
Per questo riteniamo sia stato giusto ieri, nel corso della Direzione PD, astenersi circa l’ordine del giorno che ha chiesto la convocazione dell’Assemblea nazionale per indire il congresso del partito con le stesse regole della volta scorsa, senza accogliere la proposta avanzata tra l’altro da Sergio Lo Giudice e Andrea Orlando di far precedere il congresso da un momento di riflessione comune sulle linee generali del programma politico del Pd, chiedendo di non chiudere il congresso richiesto dal segretario Renzi entro aprile e consentendo così una discussione vera e una partecipazione non di facciata degli iscritti, perché oggi come mai occorre che il PD recuperi il rapporto con la società, con i cittadini, che si occupi dei drammatici problemi di questo Paese e a fare politica su problematiche di merito non limitandosi alle discussioni sulla legge elettorale.
Per questo occorre tornare a fare politica partecipata ed aperta alla base anche a Teramo, condividendo iniziative con elettori e simpatizzanti, proponendo una visione strategica della città alternativa e differente rispetto a quella del centrodestra, quanto mai necessaria in questi tempi di profonda crisi della città (crisi drammaticamente aggravata ma non generata dai tragici eventi di questi ultimi mesi), uscendo dalle stanze chiuse in cui la segreteria comunale si è auto chiusa e facendolo ora, subito.
RETEDEM ABRUZZO