INCHIESTA REGIONE ABRUZZO/ PALAZZO CENTI: PER LA PROCURA «CI FURONO INDEBITE PRESSIONI SULLE DITTE»
Pressioni su ditte concorrenti "manifestando forti 'entrature' nell'ente Regione Abruzzo al fine di condizionare la composizione della commissione tecnica, con conseguente 'raccomandazione' verso commissari ritenuti compiacenti". È quanto si legge nel dispositivo di perquisizione emesso dalla procura aquilana in merito all'appalto per la ricostruzione di palazzo Centi, sede della Regione fino al sisma del 2009 e che, ieri ha portato all'iscrizione sul registro degli indagati di 7 persone e, oggi, di altre quattro per induzione indebita.
I Carabinieri del Noe - si legge sempre nel decreto di perquisizione, grazie alle intercettazioni, hanno dimostrato che "effettivamente sono state esercitate ripetute indebite pressioni per la formazione di una commissione tecnica - diversa da quella che poi è risultata effettivamente nominata - e che, comunque, i componenti della commissione sono stati successivamente avvicinati per la valutazione delle offerte tecniche depositate dalle ditte". Dalle intercettazioni emerge che "la Iciet Enginereeng di Castelli doveva essere avvantaggiata, vista anche la conoscenza da parte del titolare Rosa Eugenio dei risultati della Commissione Tecnica prima che gli atti diventassero pubblici, e che dalle medesime attività tecniche si è appreso che lo studio di progettazione incaricato dalla Iciet ('Archidee architetti associati' di Montesilvano) aveva avuto la disponibilità delle progettazione preliminare ben 'quattro mesi prima della pubblicazione del bando'".
Il pm Antonietta Picardi, nel dispositivo scrive che i "Carabinieri hanno riferito elementi che fanno ritenere altamente probabile che i verbali redatti dalla Commissione tecnica siano viziati da false attestazioni su diversi aspetti e che, inoltre, la stessa graduatoria sia stata 'modificata' dopo il termine effettivo di conclusione dei lavori della Commissione stessa".
"C'è uno stato d'animo che è quella della tranquillità coincidente con la totale estraneità". Così il presidente della Regione Abruzzo, Luciano D'Alfonso, rispondendo ai giornalisti a margine dell'inaugurazione dell' anno giudiziario della Corte dei conti abruzzese, parlando dell' inchiesta della Procura della Repubblica dell'Aquila che lo vede indagato assieme ad altre 12 persone su appalti pubblici abruzzesi. Sull'opportunità di chiedere di essere sentito dalla Procura dell'Aquila, D'Alfonso si è limitato a rispondere che "lo valuterò con i miei legali". Il governatore ha lasciato comunque intuire collaborazione: "Non vedo l'ora di potere concorrere, non solo documentalmente - ha affermato - ho un patrimonio conoscitivo frutto di 30 mesi di lavoro che, secondo me, è utile per arrivare a fondo di qualsiasi verità". Sul fatto che dal 2000 a oggi gli ultimi quattro presidenti abruzzesi lui compreso siano stati tutti indagati, l'attuale ha concluso: "Non mi occupo di questa analisi sociologica, so che si fa, ma non sono all'altezza di condurla".