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"Nel corso degli eventi legati al terremoto si è verificata una serie di coincidenze mai vista prima": lo ha detto in Commissione Ambiente della Camera il presidente della Regione Abruzzo, Luciano D'Alfonso, ricordando che "al momento abbiamo, al lordo, tra danni causati dal sisma e dal maltempo, affrontato spese per fronteggiare i danni per 14 milioni". Inoltre, ha aggiunto il governatore, "dal punto di vista degli interventi urgenti abbiamo fatto una stima di 144 milioni, che però devono essere ancora coperti finanziariamente. La valutazione dei danni patrimoniali a privati e alle attività economiche ammonta invece a circa 93 milioni, con 4.694 persone assistite".
Dopo di lui, sono stati ascoltati molti sindaci tra i quali quello di Ascoli Castelli, quello di Crognaleto D'Alonzo, il primo cittadino di Teramo
Maurizio Brucchi che ha ricordato come siano state emanate 700 ordinanze e sgomberate quasi tremila abitazioni in questi mesi senza contare il patrimonio Ater interamente danneggiato.
"Il mio intento è farvi capire quello che stiamo vivendo, perché il decreto che è stato scritto dal governo non ne ha contezza, quindi esorto voi della Commissione a venirci a trovare quanto prima. Vi chiedo inoltre di rivedere la discrepanze, che a mio giudizio ci sono, tra il primo e il secondo decreto. Servono misure straordinarie che non sono mai state messe in atto nel nostro Paese". Brucchi fa capire cosa sta accadendo a Teramo: "Ieri sera ho effettuato un incontro con il mondo produttivo della mia città - ha raccontato il primo cittadino abruzzese - con circa 200 persone: ebbene, il quadro che è emerso è che da noi la tragedia non è finita, tant'è che proprio ieri, con il sisma 3.1, abbiamo evacuato un'altra scuola. Il 50% dei cittadini di Teramo non dorme più in città ma sulla costa, poi abbiamo comuni che stanno franando, quindi con gente che ancora oggi perde la propria casa".
"I provvedimenti in campo sono del tutto inadeguati e la gestione eccessivamente accentrata del post sisma sta creando rallentamenti e inutili sovrapposizioni nelle procedure: abbiamo bisogno di misure urgenti perché se non si interviene subito non siamo più nelle condizioni di garantire la sicurezza dei cittadini": lo hanno ribadito sempre oggi, durante un'audizione in Commissione Ambiente della Camera i presidenti delle Province di Rieti, Giuseppe Rinaldi, di Teramo,
Renzo Di Sabatino, e di Macerata, Antonio Pettinari.
I nodi chiave dell'audizione sono stati scuole, strade e personale. Le Province sono tuttavia tornate a chiedere misure di carattere finanziarie ma anche in grado di assicurare la piena ripresa dell'operatività degli stessi enti. Da qui la richiesta di interventi sia con un decreto legge apposito, nel quale tra l'altro si proceda all'eliminazione dei tagli previsti dalla manovra economica sia per il 2016 che per il 2017 e delle sanzioni per lo sforamento del patto di stabilità, sia con modifiche al decreto sisma in particolare per gli interventi di messa in sicurezza e ripristino delle scuole superiori e delle strade provinciali. Quanto alle scuole i Presidenti hanno sottolineato la necessità di prevedere risorse specifiche che consentano investimenti su tutti gli edifici scolastici del cratere, sia quelli distrutti che quelli danneggiati, e di dare il via a un piano di rilevazioni dell'agibilità sismica di tutte le scuole. Per quanto riguarda le strade invece i rappresentanti Upi hanno chiesto chiarezza rispetto all'utilizzo dei 30 milioni di risorse aggiuntive previste dalla Delibera del Consiglio dei Ministri "perché siano utilizzate - hanno spiegato - per coprire le spese straordinarie che le Province hanno dovuto sostenere nell'emergenza neve e che per la sola Provincia di Teramo ammontano ad oltre 12 milioni di euro". Le Province poi, i cui organici sono fortemente sguarniti dopo il taglio del 50% del personale dalla manovra finanziaria 2015, chiedono di potere assumere personale a tempo determinato e indeterminato, così da colmare i vuoti che si sono creati negli organici e di potere disporre di quelle figure tecniche necessarie per fare fronte all'emergenza.