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Nel pieno dell’emergenza che sta investendo la nostra comunità, il centrodestra teramano, in crisi permanente, fugge dal confronto in Consiglio  comunale e continua a tenere in ostaggio l’attività politica e amministrativa cittadina, sacrificata sull’altare in cui si rinnova per l’ennesima volta il penoso rito dello spostamento delle pedine al solo fine di prolungare l’agonia dell’amministrazione attraverso la gestione e l’occupazione di ogni spazio di potere. L’ipotizzato, e finora non  smentito, “riallargamento” della Giunta probabilmente fino a nove o dieci componenti (compreso il sindaco) costituirebbero, con un bilancio in predissesto finanziario, solo l’ultimo inaccettabile schiaffo ad una comunità cittadina già penalizzata dalla fallimentare politica posta in essere negli oltre 10 anni di modello Teramo, di cui le dimissioni dell’assessore “futurista” Lucantoni costituiscono solo l’ultimo emblematico atto. Un’operazione figlia del fallimento di quel bluff chiamato “patto di prospettiva” e che, se fosse confermata, smaschererebbe di un sol colpo quei gruppi civici nati artificiosamente per tenere sotto-scacco un sindaco già commissariato dai capibastone dei gruppi consiliari maggioritari fino al riconoscimento di posti e poltrone, all’interno e fuori dall’esecutivo. Che fine hanno fatto, infatti, le condizioni poste dal gruppo Teramo Soprattutto secondo cui sarebbe stata accettabile esclusivamente una Giunta di “qualità” composta da 6 assessori? E ora, a quale criterio di coerenza etica e politica risponderebbe la richiesta o l’accettazione del suo “leader” di entrare in una Giunta a 9 o 10 componenti con connesso inqualificabile incremento dei costi? E poi, quale scatto della “qualità” tale gruppo intravede in un esecutivo che continua ad essere disegnato e gestito secondo la lettura vetero-democristiana del Manuale Cencelli? Ed è inaccettabile leggere, in questo momento storico, che la “quadra politica” interna al centrodestra passi ancora per la spartizione delle posizioni apicali della Teramo Ambiente, che, evidentemente continua ad essere concepita come strumento a servizio della politica anziché dei cittadini, nonché dei posti nella Fondazione Tercas, presi d’assalto nella medesima ottica occupazionale del potere. L’emergenza che la nostra città sta vivendo non può diventare l’occasione per soddisfare con ulteriori assessorati le esigenze di potere di gruppi politici autoreferenziali o la scusa per nascondere il disastro politico e amministrativo prodotto in questi anni, in ogni settore, da tutti gli attori del centrodestra teramano. La nostra città non merita più questo sistema di gestione del potere che ha occupato ogni spazio, un sistema dal quale va liberata senza che ad esso se ne sostituiscano altri, simili nei metodi, anche se di diverso colore o appartenenza politica. Questa è l’unica missione a cui siamo chiamati, etica prima che politica. Sollevare lo sguardo dai propri orticelli e dai destini dei singoli capi o capetti di ogni parte politica per rilanciare il destino collettivo e il ruolo centrale della città di Teramo e tramite essa di tutto il territorio provinciale. Gianguido D'Alberto