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Lo sversamento nel punto di captazione della falda acquifera del Gran Sasso di sostanze contaminanti avvenuto attraverso l’Istituto di Fisica Nucleare, è un fatto di assoluta gravità, uno scandalo senza precedenti, ancorché ripetutosi negli anni. Già nel 2002 si verificò un inquinamento delle acque, prima del gravissimo episodio accaduto ad agosto 2016. Il fatto, avvenuto alla fine di agosto 2016, è emerso con gravissimo ritardo, solo quando a dicembre 2016 la Regione Abruzzo ha dichiarato lo stato di emergenza idrica a causa dell'impossibilità di utilizzare l'acqua prelevata dal punto di captazione contaminato. Un silenzio colpevole durato tre mesi e mezzo e che oggi, tuttavia, esplode con ogni evidenza a seguito del servizio televisivo delle "Iene". Quello che sconcerta è la gravissima omissione nell'informazione corretta e trasparente ai cittadini della provincia di Teramo di ciò che è accaduto di cui si è resa responsabile la Ruzzo Reti spa. L'inadeguatezza del Presidente/Amministratore Delegato della Ruzzo Reti emerge evidente nel corso dell'intervista, laddove afferma "se noi dobbiamo smettere di usare quell'acqua, ce lo dite e noi smettiamo...."; e poi ... riferendosi al direttore dei laboratori INFN, "forse farebbe meglio a non inquinare lui quell'acqua", sostenendo surrettiziamente, dopo aver sminuito la portata dei fatti denunciati, che l'acqua è stata effettivamente inquinata. Dal servizio televisivo viene a galla uno sconcertante e penoso rimpallo di responsabilità tra il Direttore dei Laboratori INFN, che non sa spiegare come possano verificarsi questi versamenti, la ASL di Teramo, che ha autorizzato l’utilizzo delle acque del Gran Sasso, e l'AD della Ruzzo Reti, che con impaccio ammette  di non aver informato la popolazione senza motivare tale scelta scellerata. L'aspetto drammatico di questa vicenda è, non solo, la constatazione di fatti gravissimi di contaminazione delle acque destinate al consumo domestico taciuti in maniera inaccettabile dalle tre istituzioni citate, ma anche che dalle medesime istituzioni nulla emerge in merito alla messa in sicurezza dei punti di captazione ed ai controlli che devono essere necessariamente espletati. Che nulla sia stato fatto, peraltro, è dimostrato dalla circostanza che, a distanza di anni, lo sversamento si è ripetuto. Riteniamo quindi gravissima la responsabilità dell’INFN del Gran Sasso anche in relazione all’omessa messa in sicurezza dei laboratori, costata peraltro ben 90 milioni di euro. Occorre sanare questa mancanza. Denunciamo le gravissime responsabilità della ASL e della RUZZO Reti spa sui sistemi di controllo assolutamente inefficaci ed inefficienti. Le Federazioni provinciali teramane del ricostituito Partito Comunista Italiano e di Sinistra Italiana affermano con sdegno e senza mezzi termini che l’omissione di Forlini si configura come una gravissima violazione del fondamentale diritto all'informazione di cui sono titolari tutti i cittadini. Per questa inaccettabile omissione verso i cittadini teramani; per questi gravissimi atti di leggerezza che colpiscono i cittadini nel fondamentale diritto ad essere informati;  per questa inaccettabile ed irresponsabile gestione della Ruzzo Reti spa, chiediamo le immediate dimissioni del Presidente/Amministratore Delegato della Ruzzo Reti spa, Antonio Forlini, ed esigiamo una profonda riflessione ed un ripensamento generale che siano compatibili con i diritti sociali sanciti dalla Costituzione. Comunicato congiunto delle segreterie provinciali di Teramo di Sinistra Italiana e Partito comunista Italiano