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«Se non si puo' più lavorare mi dimetto». Il sindaco di Teramo, in un’intervista al Centro, parla del difficile momento politico-amministrativo. Non nega le difficoltà, ammette anche qualche errore, ma fa soprattutto un appello alla responsabilità di tutti i consiglieri e lancia un avviso: se non si può lavorare, se non si fanno i risultati, meglio andare a casa. Sindaco, come si è arrivati allo sfaldamento? Ovvero: è fondata la critica dei dissidenti secondo cui consiglieri e gruppi non vengono coinvolti nelle decisioni? «Per quanto mi riguarda la condivisione l’ho sempre cercata, poi di quello che succede nei gruppi non posso occuparmene. Ho avuto un rapporto sempre molto diretto con i consiglieri. Di riunioni di maggioranza ne abbiamo fatte tante, ma è pur vero che è il leader di una lista a prendersi la responsabilità e ad avere la delega di rappresentarla, altrimenti viene meno un intero sistema». Nell’ultimo caso, quello della giunta tornata a nove? «Io i passaggi che dovevo fare li ho fatti, a me i leader dei gruppi hanno detto che si poteva fare. Di sicuro in questa seconda consigliatura si è perso più tempo a parlare degli assessori che dei problemi, e per questo rimprovero me stesso prima che gli altri. Govedì in consiglio ci sarà il primo test per la non-maggioranza nata dagli ultimi eventi. «Il consiglio di giovedì sarà importante ma non determinante, è determinante invece capire se ci sono i presupposti per portare avanti l’azione amministrativa. In questi giorni sicuramente incontrerò gli scontenti. Una cosa è certa: il discorso responsabilità non vale solo per la maggioranza, ma anche per chi si è chiamato fuori e coglie ogni occasione per prendere le distanze da questa amministrazione. La gestione del post-terremoto non ha colore politico e anche chi continua a fare opposizione strumentale ha le sue responsabilità e sarà chiamato dalla città a rendere conto delle sue scelte. L’onere maggiore ce l’ha la maggioranza, d’accordo, ma non è che gli altri sono esenti: troppo facile e troppo comodo». Si dice che il centrosinistra stia facendo campagna acquisti tra la sua maggioranza. «Io credo che questo non sia vero perché conosco i consiglieri della mia maggioranza e sono persone che sicuramente non scenderebbero alla mercificazione della politica, sarebbe una cosa di una gravità unica e lì davvero si darebbe ragione ai grillini e all’antipolitica. Ma sarebbe una sconfitta anche per chi portasse avanti questa operazione». Intanto il cosiddetto modello Teramo si è sfaldato e dei sei leader politici del centrodestra che fu ne sono rimasti solo tre al suo fianco. «Questo è assolutamente vero. Hanno continuato con me Gatti, Tancredi e Di Sabatino oltre a Forza Italia. Gli altri (il riferimento è a Morra e Di Dalmazio, ndr) devono spiegare ai teramani perché non sono più con me e con il progetto politico che ci aveva visto uniti e compatti alle elezioni vincendo una battaglia difficile. Se il modello Teramo non esiste più io ho le mie responsabilità, ma non posso averle tutte». E di Chiodi che dice? «È una persona che stimo ma quella sua dichiarazione contro la mia amministrazione fatta in un momento difficile mi è dispiaciuta. E soprattutto non ha aiutato».  Ha detto spesso in questi anni che ha un lavoro e non sta seduto lì a dispetto dei santi, ma poi è sempre rimasto al suo posto. Stavolta? «Stavolta è diverso. Vediamo cosa succede e poi vedrò cosa devo fare. In questo momento storico ci sono decisioni importanti da prendere e certe cose si possono fare solo se c’è una maggioranza coesa. Tirare a campare non mi interessa più, ormai sono otto anni che faccio il sindaco, dando tutto me stesso, e 17 che faccio politica in Comune: forse troppi. Ci sto se ci sono i presupposti, altrimenti si va tutti a casa». Brucchi così inizierà con meno pensieri la sua "scalata" al Parlamento perchè a marzo si vota e lui è impegnato a raccogliere tanti soldi per Forza Italia ci proverà a "comperarsi" un posto importante in lista. E Paolo Gatti invece che figura farà con la sua città e con quello che gli è rimasto di Futuro In? Sicuramente ha dimostrato che la sua forza non è più quella di prima e non è escluso che se si tornerà al voto a Teramo in anticipo, possa prendere un gran bello schiaffo dai suoi stessi elettori minando le sue sempre sbandierate certezze politiche e di numeri. Una domanda a conclusione tra tutte? Stavolta sarà la volta buona o si continuerà ancora con "al lupo al lupo" e poi non ci dimetterà nessuno?