Paolo Gatti scrive quello che "predica" da mesi e scrive su facebook sempre e solo la stessa cosa sul Comune di Teramo: «Sono dispiaciuto, ma comprendo l'amarezza e la stanchezza del Sindaco di Teramo. Io m'ero stancato da un bel pezzo». E poi ribatte sempre sullo stesso argomento: «Continuo a non comprendere come si possa rit
enere che un commissariamento lungo, di 450 giorni (toh! fino all'altro ieri erano 500 vuoi vedere che saranno assai di meno con il passare dei prossimi giorni....), possa essere utile alla città e sono molto sorpreso dall'eventualità che la maggior parte dei consiglieri possano lasciare che la città sprofondi in una situazione patologica di tale natura. Temo che si assumeranno, nel caso, una grave responsabilità, e che potrà essere un grande danno per la nostra città». In molti lontano dalla politica di Gatti la pensano al contrario e cioè che il commissariamento possa essere una "benedizione" per questa città. Vedremo come finirà tra 20 giorni. E se questa sia stata come pensano in molti una tattica per stanare "gli infedeli" del centrodestra. Fin qui Gatti che una bella figura politica con questa storia proprio non l'ha fatta (chissà come la pensa, se la pensa... Valerio Pelusi).

Più lucido di Gatti, l'ex assessore
Rudy Di Stefano che scrive: «Le dimissioni del sindaco sono un atto dovuto. Dopo aver da tempo perso la maggioranza dell'elettorato - la sola futuro in ha visto dimezzare il proprio bagaglio di preferenze,avendo perso in meno di un anno oltre 2500 voti (sui 5600 totali) - è venuta meno anche la maggioranza consiliare, non vedo cos'altro potevano inventarsi.
Mi trova d'accordo l'appello al senso di responsabilità (va capito cosa intendono), ma l'unica cosa responsabile ora è, cacciare i mercanti dal tempio, nominare una giunta tecnica di responsabilità che traghetti il Comune fino alla prima data utile per le elezioni (primavera 2018) e ridare in mano ai cittadini la possibilità di scelta.
La cosa peggiore ora è che queste dimissioni risultino essere una "cialentata" (vedi sindaco L'Aquila)!!».

Per il capogruppo consiliare del Pd,
Gianguido D'Alberto, "si tratta di una sconfitta che segna il fallimento non solo di Brucchi ma soprattutto di tutti i leader del centrodestra teramano che, in una situazione di crisi, si sono preoccupati fino all'ultimo solo di gestire potere e poltrone, conducendo con arroganza la città verso il commissariamento".
Maria Cristina Marroni, consigliere comunale di Teramo 3.0: «Sulle scelte in qualità di Sindaco mi ha distanziata tutto, ma riconosco nelle dimissioni di Brucchi la dignità di un atto che andava fatto. L'agonia di un consiglio comunale, sotto scacco degli appetiti di pochi consiglieri, ha ingessato il Comune per due anni. Non so cosa accadrà nei prossimi venti giorni, tuttavia la soluzione non può essere cercata in nuovi, pecorecci, capibastone che stanno lavorando per trasformare Teramo nel loro prossimo feudo, presentando un candidato fantoccio, per usarlo a proprio piacimento, con la complicità di chi il cuore della Città ha contribuito a sventrarlo per la propria carriera politica. Teramo avrebbe meritato e merita qualcosa di meglio, così ferita come è stata in questi ultimi anni. Sogno di vederla di nuovo come quel piccolo gioiello che è stata in un lontano passato».
Giandonato Morra, coordinatore regionale di Fratelli d'Italia, che è fuori dalla maggioranza in consiglio comunale, giudica le dimissioni "un atto di responsabilità a cui - dice l'ex assessore regionale ai Trasporti - spero ne consegua atto di forza ed autonomia". Per Morra il futuro di questa amministrazione cittadina e l'impegno dei prossimi 20 giorni di Brucchi deve essere impostato "sulla diminuzione del numero degli assessori per una giunta mista di tecnici e politici".
Al momento altra decisione per Brucchi non poteva essere presa. Nella politica come direbbe ai quattro venti Gatti contano i numeri e l'Amministrazione non aveva più i numeri. Ripetiamo: 15 i consiglieri di maggioranza e 18 di opposizione e con al De Paulis e qualche altro in aria di dire "bye bye" dopo il varo della Giunta Quater. Dunque non poteva che o dimettersi subito o aspettare la sfiducia nel consiglio straordinario che stava per chiedere la minoranza. Nei prossimi 20 giorni il Sindaco dimissionario di Teramo cercherà di consultare i vari partiti di coalizione, quei pochi rimasti, e dopo la conta deciderà che fare, se i numeri rimarranno quelli di oggi, quelli di ieri in consiglio comunale, arriverà il commissario, in caso contrario proverà ad arrivare a fine mandato. Quale il male minore? La riflessione è d'0bbligo.
L'INTERVISTA DI IERI IN CONSIGLIO DEL CAPOGRUPPO PD GIANGUIDO D'ALBERTO