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L'onorevole Paolo Tancredi ha detto sì. Dopo averci pensato su parecchio ha deciso di ricandidarsi al Parlamento. Sarà un impegno duro visti i collegi.  A cominciare da quello che vedrà alla Camera la provincia di Teramo spezzata in due. Se, infatti, un deputato sarà eletto dai votanti in 42 dei 47 Comuni, altri cinque Comuni dovranno sperare di essere rappresentati dal deputato eletto da un gran numero di comuni del Pescarese, ma senza Pescara. A non far parte del collegio “uninominale teramano” (uninominale significa che sarà eletto chi prende più voti) saranno: Atri, Silvi, Pineto, Roseto e Giulianova, ovvero i due Comuni più grandi della provincia dopo il capoluogo e alcuni tra i più popolosi. Al Senato, invece, la situazione si fa ancora più curiosa: chi volesse essere eletto, tra gli aspiranti senatori teramani, dovrà andare a cercare voti anche l’Aquila, Avezzano e Sulmona. Giulianova, invece, rientrerà nel collegio che la unisce a Montesilvano e Pescara. Anche qui, facendo due conti, è complicata per gli aspiranti al seggio. E dunque proprio in questa difficile situazione, l'onorevole Tancredi dovrà dristicarsi per essere confermato alla Camera. A tutto questo si aggiunge anche che il partito di Angelino Alfano, Alternativa Popolare (dove c'è anche Tancredi), ha annunciato proprio oggi che: «con il Pd la collaborazione è finita, accettiamo la sfida del 5% e riaggregheremo liberali, popolari, e moderati». Da adesso in poi, con l'ex alleato Matteo Renzi, sarà guerra aperta. La promessa, invero non facile da realizzare, è che con un centro unito gli alfaniani supereranno la soglia anti-cespugli prevista dal sistema tedesco. C'è una reazione di orgoglio, insomma, tra i centristi «scaricati» da Renzi. Una reazione che si trasforma in uno scontro all'arma bianca tra Ap e Pd sulla tenuta del governo.