IL PD TERAMO E LA QUESTIONE D’ALBERTO...SECONDO ENZO SCALONE
Da uomo del PD sono molto turbato per le vicende che stanno scuotendo, in questi giorni, il partito di Teramo. La fuoriuscita dal partito del capogruppo e degli altri consiglieri comunali è un fatto di tale importanza che nessuno può trattare con superficialità o sufficienza o, peggio ancora, disinteressarsene. Bene hanno fatto i consiglieri rimasti ed il segretario provinciale a chiedere un ripensamento ed io stesso rivolgo una preghiera a D’Alberto, Di Timoteo e De Sanctis affinché tornino a discutere all’interno del partito. Non passa inosservato, comunque, il silenzio del capogruppo regionale Mariani, che sinora non si era risparmiato interventi sulle questioni politiche di Teramo. Le questioni sollevate da D’Alberto sono di vitale importanza per una gestione condivisa di una qualsivoglia organizzazione minimamente democratica e ancor di più per un partito politico; questioni che richiedono una urgente ed approfondita riflessione all’interno del Pd.
Che la conduzione del partito a Teramo fosse insoddisfacente era nota da tempo. La sfiducia senza preavviso al segretario cittadino Ancelotti presentata da un variegato gruppo di dirigenti, è stata, però, un classico esempio di killeraggio politico. Quello che in un primo momento poteva anche apparire come un tentativo, seppur maldestro, di promuovere una ricambio per una più incisiva azione politica, si è rivelato in tutta la sua meschinità quando è apparso chiaro che le reali intenzioni degli sfiducianti era il commissariamento del partito con la nomina del capogruppo regionale, il camplese Mariani, tanto da suscitare la reazione aperta di settori importanti del partito a livello provinciale. Le cose che non vanno nel partito sono tante e molte sono state sinteticamente richiamate da Gianguido nella sua conferenza stampa. Da uomo del PD devo purtroppo ammettere che aveva ed ha ragione su diverse questioni. I tentativi della sua delegittimazione quale capogruppo e possibile candidato sindaco del PD sono state numerose ed inequivocabili. Fra le tante le ripetute dichiarazione di Mariani, che senza nessun titolo, arrogandosi ruoli non suoi ha parlato da capo assoluto del partito a Teramo, spingendosi financo a proporre come candidato sindaco una persona, di tutto rispetto e che io personalmente stimo, ma che non è neanche iscritti al PD e fuori dalla politica attiva da anni. Tutto questo, ovviamente, ignorando il nostro capogruppo in comune, disconoscendone totalmente il pregevole lavoro politico che sta svolgendo da oppositore in consiglio comunale.
A Teramo, oramai, assistiamo impotenti e sgomenti a ripetute complicità e scambi di favori tra questi stessi settori del partito con la parte più arrogante del centro destra, il tutto finalizzato all’occupazione di posti di sottogoverno, con il solo scopo di rafforzare singole posizioni personali promuovendo amici e sodali. Non ci si rende conto, purtroppo, che così facendo si mina alla base la credibilità del PD , equiparandolo e rendendolo complice delle forze che hanno portato la città nel degrado e al declino. Il PD, che, invece, essendo oramai da un quindicennio fuori dal governo della città, avrebbe tutte le carte in regola per proporsi come vera forza di rinnovamento. Rinnovamento quanto mai auspicato dai cittadini di tutte le tendenze, stanchi dei cosiddetti capibastone e dei continui balletti degli assessori che entrano ed escono dalla giunta. Purtroppo proprio con questi capibastone si cercano e spesso si fanno accordi sottobanco.
Su queste e su altre cose dobbiamo riflettere e forse capiremmo il travaglio che ha portato i nostri consiglieri comunali ad un gesto per tanti versi disperato. Soltanto correggendo questi comportamenti e proponendoci realmente alternativi alle forze che stanno rovinando Teramo possiamo tornare al governo e dare una speranza a questa città.
A nome non solo personale ma anche di tanti con i quali mi sono rapportato in questi giorni, chiedo che si avvii, al più presto, una riflessione nei modi e nei contenuti sino al completo chiarimento, affinché vengano ristabilite le regole democratiche all’interno del partito ed ognuno abbia il ruolo che gli compete senza capibastone da osannare. Attendiamo fiduciosi.
Enzo Scalone