

La foce del Concio, seppur pesantemente colpita dalla cementificazione nel passato con interventi sciagurati, rappresentava uno dei pochissimi tratti di vegetazione semi-naturale su chilometri e chilometri di spiaggia fortemente antropizzata. Un rifugio residuo per anfibi e uccelli. Tra l'altro continuare ad alterare con interventi di questo tipo quell'ambiente non fa che peggiorare ulteriormente problemi come le zanzare oppure i cattivi odori derivanti dalla putrefazione delle alghe che proliferano. Quando si disturba un ambiente il risultato è favorire le specie opportuniste che si moltiplicano a dismisura. La vegetazione spontanea migliora anche la qualità delle acque. Insomma, la cosiddetta "pulizia" della vegetazione è una cattiva pratica fondata su credenze anti-scientifiche.
Per quanto riguarda l'asfalto alla Torre di Cerrano, non possiamo che unirci al coro di coloro che lo reputano come un'iniziativa scellerata. Se si doveva intervenire era indispensabile guardare alle decine di progetti realizzati in altre città e aree protette in Europa. Esistono materiali e tecnologie adeguate a contesti di elevato valore paesaggistico facilmente reperibili sul mercato.
La SOA ha quindi chiesto su entrambe le situazioni un approfondimento circa le autorizzazioni esistenti, il rispetto delle eventuali prescrizioni e l'eventuale congruità con le norme dettate dal Decreto ministeriale 11/2017 che regola le attività nell'Area marina Protetta del Cerrano.
Crediamo che questi due interventi debbano far riflettere attentamente sulla capacità attuale degli enti di garantire un'adeguata tutela dei valori ambientali e paesaggistici della regione, fondamentali per un turismo di qualità.