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Associazione a delinquere, truffa, ostacolo all'attività della Banca d'Italia  e false dichiarazioni nel prospetto informativo depositato alla Consob. Sarebbero questi, come riferisce Repubblica, i reati ipotizzati dalla Procura della Repubblica di Bari in un'inchiesta che travolge i vertici della Popolare di Bari e che riguarda indirettamente anche l'acquisizione dell'ex Tercas. A finire nel registro degli indagati il presidente Marco Jacobini e dei figli Luigi, vicecondirettore generale, e Gianluca, quest'ultimo amministratore delegato di Banca Tercas, così come l'ex direttore generale Vincenzo De Bustis, il responsabile della linea contabilità e bilancio Elia Circelli e il dirigente dell'ufficio rischi, Antonio Zullo. Così riferisce Repubblica: "Regge  da sola un pezzo importante dell'economia della città di Bari e della Puglia. Ha garantito prestiti a migliaia fra imprese e famiglie, può contare su 70mila soci e sul lavoro di 3.500 dipendenti. La Banca Popolare di Bari non può crollare: se ciò accadesse, i danni per l'economia regionale sarebbero incalcolabili. Ma una nuova inchiesta della Procura barese racconta anni di gestione irregolare, bilanci in perdita, prestiti anomali, aggravati dall'acquisizione di Tercas, la vecchia Cassa di Teramo. E sullo sfondo, una vicenda di maltrattamenti ed estorsione ai danni di un funzionario troppo solerte. È questo il ritratto della Banca popolare di Bari, come emerge appunto dalla nuova indagine affidata ai finanzieri del Nucleo di polizia tributaria e che è già arrivata a un primo step: i vertici del più grande istituto di credito del Sud sono finiti per la prima volta nel registro degli indagati e con accuse pesanti. Il presidente Marco Jacobini, l'allora direttore generale Vincenzo De Bustis, già amministratore delegato di Monte dei Paschi di Siena e Deutsche Bank, i due figli di Jacobini, Gianluca e Luigi (rispettivamente condirettore generale e vice), il responsabile della linea contabilità e bilancio della popolare Elia Circelli, il dirigente dell'ufficio rischi Antonio Zullo". La replica della Popolare: "Le dichiarazioni rancorose di un dipendente licenziato per giusta causa è bene che siano oggetto di ogni approfondimento da parte della Procura, per consentire poi alla Banca Popolare di Bari di agire nei confronti dell'autore di tali inaccettabili propalazioni", si legge in un comunicato. "Per la banca contano solo i fatti, gli atti, i numeri, la trasparenza delle procedure e, di conseguenza, la fiducia dei soci e dei clienti". "E' così fortemente auspicabile - conclude la nota - che gli accertamenti (a cui vi è ampia disponibilità a cooperare) siano rapidi, per sostituire al clamore mediatico, la certezza della correttezza dei comportamenti tenuti".