
Tra l'altro il contesto unitario dell'area dei laboratori dal punto di vista della risorsa idropotabile e della sua vulnerabilità fa sì che anche se le sostanze radioattive venissero poste a 201 metri gli eventuali problemi che potrebbero derivare dalla loro presenza sarebbero praticamente gli stessi.
Abbiamo contattato alle 13:30 la ASL di Teramo che ci ha riferito di non essere a conoscenza di tale trasporto.
Avevamo fortemente criticato la cosiddetta soluzione fornita dal "protocollo Lolli" che è un pannicello caldo rispetto alle criticità del sistema Gran Sasso. Se la situazione è questa, si profila un vero e proprio flop dell'accordo dopo poche settimane.
In ogni caso il vicepresidente della Regione continua a non voler affrontare, neanche dopo la manifestazione di Assergi del 9 luglio quando centinaia di persone hanno marciato per la tutela della Montagna, la problematica dello stoccaggio di grandi quantità di sostanze pericolose al di sotto di una montagna che garantisce acqua per 700.000 persone.
Questo è il vero tema da trattare imponendo limiti ad alcuni esperimenti, se si ha veramente a cuore la tutela della montagna e della sicurezza dell'approvvigionamento idrico degli abruzzesi.
LEGGI QUI SOTTO L'ESPOSTO CONSEGNATO ALLA PROCURA DI TERAMO