PROVA MATERIALE RIADIOATTIVO NEL GRAN SASSO/ LOLLI ANNUNCIA: «STOP ALL'ESPERIMENTO, CI VOGLIAMO VEDERE CHIARO»
“In questi giorni un camion vuoto è entrato dentro il laboratorio sotterraneo del Gran Sasso e ne è uscito, senza mai trasportare materiale radioattivo, per fare una prova generale di un nuovo esperimento. Ma di questa prima attività, sia pure assolutamente neutra, il tavolo congiunto tra enti non è stato in nessun modo informato e perciò per ora fermiamo l’esperimento, chiedendo di ricominciare e sottoporlo a ogni controllo”.
Così il vice presidente della Giunta regionale, Giovanni Lolli, nel corso di un incontro con la stampa per informare l’opinione pubblica sull’esperimento con possibile futuro uso di materiale radioattivo all’interno dei laboratori sotterranei del Gran Sasso.
La Regione Abruzzo non ha un potere specifico di fermare l’esperimento, ma ha chiesto e ottenuto che ricominci l’iter di controlli che lo ha già autorizzato, con l’aggiunta di nuove certificazioni a quelle già ottenute dall’istituto Ispra del ministero dell’Ambiente.
Il ‘tavolo’ a cui Lolli fa riferimento, normato da un protocollo d’intesa firmato a settembre, vede la presenza di Regione, società autostradale Strada dei Parchi, società idriche, Asl aquilana e Laboratori nazionali del Gran Sasso con l’Istituto di fisica nucleare (Infn) e “resterà in vita e metterà becco su tutto finché operiamo in un sistema in cui c’è rischio, anche teorico, di contaminazione di uno dei sistemi acquiferi più importanti del Centro Italia: il tavolo si accoppia e sovrappone alle leggi nazionali, anche perché siamo nel dominio del Parco nazionale Gran Sasso-Laga”.
Giovedì prossimo a Isola del Gran Sasso (Teramo) si svolgerà un’assemblea pubblica per informare la popolazione e Lolli ha chiesto aiuto anche ai media per “scongiurare il rischio che si creino suggestioni eccessive. Bisogna dire le cose come stanno - ha avvertito - altrimenti facciamo danni enormi: l’Istituto di fisica si chiama ‘nucleare’ ma non è che all’interno avvengano o avverranno attività tipo Fukushima!”.
Lolli ha ricordato che si è già “enormemente rafforzato il sistema di controllo, con l’acquisto di spettrometri di massa, strumenti molto più performanti di quelli che c’erano, e si è firmato un protocollo stringente, per il quale qualunque attività programmata deve essere preventivamente comunicata e, in alcuni casi, ovviamente il cambio di una lampadina, va autorizzata”.
Il vice presidente ha descritto l’esperimento come “uno sviluppo di quello italofrancese ‘Borexino’ che da tempo viene ospitato dal laboratorio, che come sapete funge da infrastruttura. Era previsto da tempo che si sviluppasse una parte che utilizzerà materiale radioattivo - ha ricordato - secondo le prescrizioni della legge nazionale e comunitaria, con procedure molto attente e trasportatori certificati al termine di prove proprio come quella avvenuta nei giorni scorsi”.
Rispetto a quella “prova generale” con il camion vuoto, per Lolli “l’errore è stato quello di pensare di agire senza avvertire il tavolo, mentre il protocollo d’intesa nella lettera e nello spirito prevedeva che ciò si facesse. Se poi avessero avvertito altri uffici della Regione non lo so - ha ammesso - ma non il tavolo e si sono ampiamente scusati quando glielo abbiamo fatto notare in una riunione urgente di ieri”.
Sullo “stop” chiesto e ottenuto dai Laboratori, “non siamo pregiudizialmente contrari agli esperimenti, anzi, siamo pregiudizialmente favorevoli. Tuttavia, per la particolare complessità che ha quel tipo di esperimento, chiediamo che, ripartendo dall’inizio, sia sottoposto alla conoscenza esatta del tavolo e all’utilizzo di tutti gli strumenti di cui gli enti che lo compongono dispongono: valutazioni Vinca e Vas e tutto quello che legge prevede”.
Infine, in relazione al rischio sismico generale dell’Abruzzo, per Lolli “parlando di contenitori da 12 centimetri che conterranno materiale radioattivo la situazione è gestibile, ma il pinto è che dobbiamo saperlo, non ci accontentiamo dell’autorevolissima Ispra”.