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TERREMOTIPLACCHEI terremoti comunicano. Dopo l’Albania, potremmo avere nuovi terremoti in Italia, sull’Appennino.Lo sostiene Enzo Mantovani, docente di Fisica Terrestre presso il Dipartimento di Scienze Fisiche, della Terra e dell’Ambiente dell’Università di Siena, che ha rilasciato una serie di dichiarazioni secondo le quali le scosse in corso in Albania potrebbero avere riflessi con forti terremoti sulle regioni del Sud Italia, in particolare sull'area dell'Appennino meridionale e sull’Appennino centro - meridionale. Nello specifico il docente avrebbe affermato: “...se io fossi il Capo della Protezione Civile deciderei di incentivare gli interventi di prevenzione nella zona dell’Irpinia, del Beneventano e di tutte le zone sismiche dell’Appennino centro-meridionale". 

ECCO LA TEORIA DI MANTOVANI SPIEGATA IN UN VIDEO
E che non si tratti di una teoria strampalata, lo dimostra il Dipartimento della protezione civile nazionale, che ha emesso un comunicato ufficiale. Eccone il testo:
«In merito a talune dichiarazioni del professor Mantovani, docente di fisica terrestre presso l’Università di Siena, nelle quali si ritiene che l’evento sismico recentemente registrato in Albania possa essere il precursore di un terremoto che interesserà nei prossimi anni l’Appennino meridionale e si invita il Capo Dipartimento della Protezione Civile a incentivare gli interventi di prevenzione nell’area», il Dipartimento della protezione civile - riporta il 30 novembre 2019 alle ore 15.44 un lancio dell'agenzia Adnkronos - precisa in una nota che «è fortemente impegnato nella prevenzione strutturale e non».
«Ancorché la prevenzione strutturale non rientri nei compiti del Dipartimento - si legge nella nota -, allorquando il Governo, attraverso l’articolo 11 del decreto legge n. 39 del 28 aprile 2009, ha deciso di assegnare allo stesso 965 milioni di euro per la prevenzione del rischio sismico, tali risorse sono state investite nelle aree esposte a maggiore pericolosità sismica, tra cui quelle indicate nell’intervista. Con tale stanziamento sono state poste in essere importanti azioni di prevenzione strutturale e non strutturale, impegnando quasi il 60% del fondo nelle regioni meridionali per interventi di rafforzamento di edifici e infrastrutture, oltre che di microzonazione sismica e di analisi della condizione limite per l’emergenza».
«L’utilizzo delle risorse è avvenuto sulla base della mappa ufficiale di pericolosità sismica delle diverse regioni. Relativamente allo studio di fenomeni precursori degli eventi sismici il Dipartimento è impegnato con l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia ad elaborare un ampio progetto di ricerca da sottoporre alla valutazione della Commissione nazionale per la previsione e la prevenzione dei grandi rischi, proprio al fine di migliorare la sicurezza dei nostri cittadini», conclude la Protezione civile.