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betafence1Sono 155 gli operai e impiegati della Betafence di Tortoreto (Te), più altri 100 circa dell’indotto che rischiano il posto di lavoro dopo che l’azienda ha comunicato la volontà di voler chiudere lo stabilimento teramano con il pretesto della crisi covid. L’azienda ex-Metallurgica Adriatica produce recinzioni metalliche e sistemi di sicurezza esportati in tutto il mondo. Dopo vari passaggi di mano, oggi fa parte del gruppo multinazionale inglese Praesidiad di cui è proprietario il fondo Carlyle guidato in Europa dall’italiano Marco De Benedetti. Un fondo private equity con una dotazione 6,4 miliardi di euro e oltre 300 investitori per lo più fondi pensioni e fondi sovrani in più di 37 Paesi, probabilmente ritiene secondarie le conseguenze delle scelte finanziarie rispetto al destino di oltre 300 famiglie.

La decisione di Betafence arriva a fine luglio durante una presentazione sulla situazione del gruppo con una slide. Una scelta che non trova ragioni industriali visto che si tratta di un’azienda che ha sempre prodotto utili, come dimostra il fatturato medio di circa 40 milioni di euro e il margine operativo lordo che ai proprietari ha fruttato circa 20 milioni nell’ultimo quinquennio.L’azienda inoltre,rispetto alla media del settore,ha un assenteismo di appena il 3% e percentuali di produttività molto alte.

Una scelta quella dell’azieda per noi inaccettabile che non tiene conto delle professionalità e della produttività del sito della Val Vibrata, un’eccellenza del settore. Respingiamo la decisione di chiudere il sito teramano per delocalizzare a quanto pare in Polonia. Continueremo il picchetto davanti ai cancelli finché l’azienda non farà marcia indietro sui licenziamenti, chiediamo al Governo d’intervenire subito è inaccettabile che si chiuda un sito che si trova in buona salute come quello della Betafence mettendo a rischio 155 famiglie. Lo scrive in una nota la Fim-Cisl.