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Finirà l'11 giugno prossimo l'esperienza della Provincia di Teramo nelle forme e nella composizione istituzionale cui siamo abituati da sempre. Non sarà più così: il presidente Valter Catarra rimarrà in carica come “presidente prorogato”, fino al 31 dicembre. Poi, come dire, si vedrà. Quello in programma proprio per il 10 giugno sarà, dunque, l'ultimo Consiglio provinciale “ufficiale”. E a far scemare la partecipazione a quest'iter di completa revisione dell'ente Provincia è proprio la maggioranza consiliare. Se ieri pomeriggio il Consiglio provinciale si è potuto regolarmente tenere si deve, è bene ricordarlo, alla minoranza che, per la seconda volta consecutiva, garantisce il numero legale in aula (14 consiglieri presenti) e lo svolgimento della seduta.

Un Consiglio, quello di ieri, che è iniziato con una porta sbattuta e la mancata partecipazione ai lavori: l'assessore all'Urbanistica, Vincenzo Falasca (reduce dalla candidatura a consigliere comunale a Teramo nelle fila della lista Futuro In) ha reagito male alle contestazioni mosse, in sede di riunione dei consiglieri capigruppo, del consigliere Flaviamo Montebello, circa la mancata concertazione anche con le forze politiche di maggioranza del punto all'ordine del giorno poi approvato, nonostante tutto, a maggioranza: ossia, il Piano Territoriale Provinciale. All'assessore Falasca non è andato giù che, dopo diversi tavoli convocati sia con le parti politiche, sia con i soggetti interessati e i tecnici, si sollevassero contestazioni proprio in seno alla maggioranza e, per altro, pochi minuti prima dell'inizio della seduta di Consiglio. Ecco perchè, alla fine, a relazionare sul cosiddetto “Piano strategico per la sostenibilità ambientale e la variante normativa al Piano territoriale” è stato il presidente Valter Catarra: il consiglio lo ha approvato all'unanimità e verrà illustrato, poi, nel dettaglio, in una conferenza stampa il prossimo 3 giugno alle 11 nella sala giunta di via Milli. Ma andiamo avanti: le richieste di approfondimento e integrazione alla delibera prodotta in Consiglio, tanto da parte della maggioranza quanto da parte dell'opposizione, hanno fatto saltare il voto sullo schema di convenzione con la quale si concede in uso per 15 anni alla società pubblica “Gran Sasso Teramano spa” (partecipata da Provincia, Camera di Commercio, Comuni di Pietracamela, Fano Adriano,  Regione Abruzzo, le Amministrazioni separate di Fano e Pietracamela) la cabinovia di Prati di Tivo. A chiedere il rinvio è stata l'opposizione: considerato che, come spiegato nella Delibera consiliare, il finanziamento Fas – circa 11 milioni e 400 mila – non è sufficiente a coprire l’intero costo dell’opera, la Provincia si farebbe carico della parte restante  (come previsto dalla precedente convenzione firmata nel 2008) 3 milioni di euro conguagliandola, però, con il canone di concessione che la Gran Sasso Teramano dovrebbe pagare all’ente: 200 mila euro l’anno. Un’operazione, che, insieme all’arrivo degli 11 milioni e 400 mila euro deliberati dalla Regione Abruzzo per la copertura dell’opera, dovrebbe consentire alla Gran Sasso teramano di chiudere il debito acceso con la Unicredit e di restituire 2 milioni e mezzo di finanziamento ottenuti nel 2006 dalla Regione, finanziamento poi risultato incompatibile con la concessione del Fas. Una operazione complessa per la quale, maggioranza e opposizione, hanno chiesto agli uffici di produrrre una documentazione giuridica e amministrativa più ampia corredata anche di un parere legale.

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