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Processo Mare-Monti, il presidente del tribunale collegiale, Maria Michela Di Fine, ha dichiarato oggi la propria incompatibilità, avendo precedentemente disposto, in qualità di gip, il rinvio a giudizio per alcuni imputati, nell'ambito di un filone del procedimento dapprima stralciato poi riunito a quello principale. L'inchiesta, che risale al 2008 e conta undici imputati, tra i quali l'attuale presidente della Regione Abruzzo, Luciano D'Alfonso, e gli imprenditori Carlo, Alfonso e Paolo Toto, ruota attorno all'appalto per la realizzazione della strada statale 81 nell'area vestina. Considerando il prolungarsi dei tempi si va verso la prescrizione per la maggior parte dei reati. Restano in piedi gli illeciti amministrativi. La prossima udienza, che sarà presieduta da un altro magistrato, si terrà il 20 ottobre prossimo e in quell'occasione saranno ascoltati i 5 testimoni dell'accusa che avrebbero dovuto deporre questa mattina. Il governatore abruzzese è imputato per falso e truffa in qualità di presidente della Provincia di Pescara, incarico ricoperto dal 1995 al 1999. In base all'impianto accusatorio, delineato dal pm Gennaro Varone, l'appalto per la realizzazione della strada Mare-Monti sarebbe stato stravolto con l'obiettivo di renderlo vantaggioso per l'impresa Toto Costruzioni Spa. Gli altri imputati, che insieme a D'Alfonso e agli esponenti della famiglia Toto devono rispondere, a vario titolo, di corruzione, truffa aggravata, falso ideologico e concussione, sono il progettista della strada, Carlo Strassil, il responsabile del procedimento ed ex provveditore alle opere pubbliche della Regione Toscana, Fabio De Santis, il commissario straordinario Valeria Olivieri, il membro del Cda della Toto Costruzioni Cesare Ramadori, il direttore dei lavori, Paolo Lalli, il dirigente dell'Anas Michele Minenna e Angelo Di Ninno, funzionario incaricato dalla Provincia di Pescara di valutare l'incidenza ambientale della variante. LUCIANO D'ALFONSOO