Se analizzassi in fondo la mia vita nel quotidiano, potrei pensare che non è cambiato nulla, ma a chi la racconto? mi trovo a dover stare chiusa in casa nella cittadina di Atri, non molto distante dalla mia città di residenza, e nonostante la distanza sia minima, preferisco non tornare a casa per paura di poter contagiare quello che al mondo ho di più caro, la mia famiglia, in modo particolare mia nonna. Purtroppo e per fortuna lavoro in ospedale, ed è qui che ormai VIVO la mia quotidianità. Insieme ai miei amati colleghi che avendo famiglia non possono scegliere di stare lontani anche se, consapevoli del fatto che, quando torneranno a casa, l’unica cosa che possono fare è chiudersi in una stanza. Da un po' di giorni a questa parte, da quando abbiamo scoperto di avere nel nostro reparto, uno o forse più pazienti, che hanno contratto il COVID-19, è come se ci fosse un silenzio pronto ad essere interrotto da un momento all’altro, per esempio dal telefono che squilla. Vi giuro ogni volta è un colpo al cuore, perché non sappiamo quale sarà il paziente che arriverà da li a poco. Forse prima non l’ho specificato, ma il P.O. di Atri è stato destinato a ricevere pazienti affetti dal COVID, questo vuol dire che saremo PRONTI ad accogliere i malati Covid di tutta la provincia di Teramo. Quindi non sai se chi arriverà sarà un tuo amico, un tuo collega o un tuo conoscente e, qualora fosse, il paziente stesso non sarà in grado di riconoscerti in un volto noto, un volto amico, perché ognuno di noi è costretto a indossare il cosìdetto “scafandro” che avvolge la nostra superfice corporea e la nostra anima la quale, adesso più che mai, non potrà permettersi di essere debole. Debolezza che inevitabilmente si riversa su di te a fine turno , quando torni a “casa” e ti attacchi al telefono per << truffare la malinconia >> come diceva De Gregori.
Scusate se ho incentrato il tutto sul mio lavoro, purtroppo oggi come sempre questa è la mia quotidianità e sarei ipocrita a dire che mi pesa. Io come tanti altri abbiamo scelto di renderci utili con il nostro lavoro e voglio cogliere l’occasione, ancora una volta, per dare forza a tutti gli operatori in corsia e a tutti quelli che ora più che mai stanno vivendo un contatto troppo virtuale con il mondo, ma non nel nostro lavoro. Quando tutto sarà finito “ volemose bene” e prepariamoci a festeggiare come il 9 luglio del 2006 perché noi siamo l’Italia e di Terra bella uguale non ce n’è. Valeria"
Fratelli d'Italia
Coordinamento Provinciale
Teramo