Garantire il diritto all’infanzia è uno dei cardini fondamentali su cui si fonda la nostra società. I servizi connessi a questo diritto, come l’accesso agli asili nido, hanno dunque un valore strategico per i territori. Per questo gli investimenti stanziati nel Pnrr possono rappresentare un’opportunità da cogliere. È questo l’oggetto del tredicesimo approfondimento tematico di Osservatorio Abruzzo. Ciò che i bambini apprendono nei primi mille giorni di vita, ovvero nella fase in cui sono più ricettivi, porrà le basi di tutto il successivo percorso scolastico. Non va inoltre sottovalutato l’impatto in termini di costruzione di un welfare familiare moderno. L’estensione dei servizi per la prima infanzia rende infatti possibile una migliore conciliazione dei tempi familiari con quelli lavorativi. Ciò può rappresentare anche un forte supporto all’occupazione femminile: è infatti soprattutto sulle donne che, per stereotipi sociali, ricadono più spesso i compiti di cura del minore e le attività domestiche. In questo senso l’Abruzzo si pone sotto la media nazionale. Nel 2020, infatti, il tasso di occupazione tra le donne tra 25 e 34 anni era al 45,1%, mentre in Italia si attestava al 51,9%.
Il potenziamento dei servizi per l'infanzia attraverso il Pnrr
Per quanto riguarda gli interventi per il potenziamento dei servizi per l’infanzia, il Pnrr prevede una specifica misura, intitolata “Piano asili nido e scuole dell'infanzia e servizi di educazione e cura per la prima infanzia”. Questo investimento prevede interventi su tutto il territorio nazionale per un ammontare complessivo di oltre 4,5 miliardi di euro. Gli investimenti previsti però non saranno tutti erogati con un unico bando. Infatti 700 milioni sono stati utilizzati per finanziare un precedente avviso indetto dal ministero dell’interno nel 2021. Altri 900 milioni invece sono affidati in conto corrente per la gestione degli interventi. Mentre la quota più consistente, pari a 3 miliardi di euro, sarà assegnata sulla base di un bando emanato dal ministero dell’istruzione. Di questo bando ancora non si conoscono gli esiti ma, grazie a un decreto ministeriale pubblicato alla fine dello scorso anno, è possibile conoscere come sono state suddivise le risorse tra le regioni. La maggior parte di questi fondi, pari a 2,4 miliardi, è dedicata agli asili nido mentre i restanti 600 milioni sono per le scuole per l’infanzia. In base a questi dati possiamo osservare che la regione che riceverà il maggior numero di fondi è la Campania (circa 395 milioni di euro). Seguono la Sicilia (332) e la Lombardia (327). L’Abruzzo, con circa 117 milioni assegnati, si colloca al nono posto tra le regioni più finanziate. Da questo punto di vista nei mesi scorsi si sono evidenziate non poche difficoltà. La scadenza iniziale entro cui inviare le candidature infatti era stata fissata al 28 febbraio. Arrivati alla data in questione però, non erano state presentate domande sufficienti a esaurire i fondi stanziati. A oggi le risorse già assegnate a interventi specifici per l’Abruzzo ammontano a oltre 12 milioni di euro e serviranno per la realizzazione di 8 intervent Le proposte di intervento ammesse a finanziamento in questo caso potevano essere di due tipi: interventi di costruzione, ristrutturazione, messa in sicurezza e interventi di riconversione di spazi delle scuole dell’infanzia. Le proposte finanziate per il momento sul territorio abruzzese si suddividono equamente tra questi due tipi. Per quanto riguarda invece le strutture da costruire o riqualificare, 4 interventi finanziati riguardano centri polifunzionali per la famiglia, 2 gli asili nido e uno ciascuno per scuole dell’infanzia e centri integrativi. A livello provinciale il maggior numero di interventi riguarderà il territorio di Chieti (5), seguito dall’aquilano (2) e dal teramano (1). Nessun intervento, almeno tra quelli per cui è già stato disposto il finanziamento, riguarderà la provincia di Pescara. Dal punto di vista economico, l’intervento più oneroso riguarderà il comune di Magliano De’ Marsi, in provincia dell’Aquila. Qui sarà eseguito un intervento per la riconversione dell’ex scuola elementare in un centro polifunzionale per i servizi alla famiglia. L’importo complessivo dell’investimento ammonta a 3 milioni di euro. [In fondo a questo articolo si trova una tabella con tutti gli interventi a oggi finanziati in Abruzzo]
La situazione attuale in Abruzzo
Rispetto a un dato nazionale di 26,9 posti nido ogni 100 bambini sotto i 3 anni, l'Abruzzo si colloca al di sotto di questa media. Sono infatti 23,9 i posti ogni 100 minori nella regione. Un'offerta superiore rispetto a tutte le altre regioni del mezzogiorno (se si esclude la Sardegna) e tuttavia quasi 10 punti al di sotto dell'obiettivo di Barcellona (33 posti ogni 100 minori). Tra le province abruzzesi l'offerta appare piuttosto omogenea. Spiccano Chieti e Teramo con un dato superiore alla media regionale, sebbene al di sotto di quella italiana e della soglia stabilita in sede Ue. Il quadro di tendenziale omogeneità che emerge dalle medie provinciali, appare molto meno marcato sul territorio, se si approfondisce l'analisi a livello comunale. La premessa è che dati a un livello così disaggregato sono in parte anche necessariamente l'esito di una stima nelle rilevazioni effettuate dall'istituto nazionale di statistica. Parliamo infatti di un servizio in cui la componente associativa tra comuni è molto forte e questo rende più difficile il censimento. Ad esempio, anche attraverso accordi anche poco strutturati e difficilmente tracciabili, un comune che non ha l'asilo nido può offrire ai propri residenti l'accoglienza in una struttura di un comune vicino. Tuttavia il quadro che emerge è piuttosto nitido nell'indicare una concentrazione dei servizi nelle città e nei comuni maggiori, con una forte variabilità tra le diverse province. In media in Abruzzo la soglia del 33% stabilita dall’obiettivo europeo di Barcellona è raggiunta in 55 comuni su 305, ovvero il 17,7% del totale. Un dato inferiore rispetto a quello medio nazionale (23,6%) e che varia tra le diverse province. All'Aquila e Pescara l'offerta appare maggiormente concentrata: solo il 13% dei comuni di queste province presenta infatti un'offerta di posti nido superiore alla soglia europea. Tra questi uno dei due capoluoghi: Pescara - con 35,2 posti ogni 100 bambini. Mentre nel comune dell'Aquila i posti offerti sono 27 ogni 100 minori, una quota comunque superiore rispetto alla media regionale e in linea con quella nazionale. Tuttavia, al di fuori del capoluogo, solo poco più della metà degli abitanti vive in un comune dove il servizio è presente. Un dato da ricollegare alle estese aree interne, in cui è spesso più difficile istituire il servizio, e al progressivo spopolamento da parte delle famiglie più giovani. Al contrario, il servizio appare maggiormente diffuso nel chietino e nel teramano. In entrambi i territori, oltre 1 comune su 5 presenta un'offerta di servizi prima infanzia superiore al 33%. Tra questi, Vasto (33,2%) e Lanciano (35,2%) in provincia di Chieti, ma anche Castellalto (38,9%) in quella di Teramo. Più indietro, anche se comunque al di sopra del 20%, l'offerta di nidi nei due capoluoghi: Teramo (24,4%) e Chieti (20,3%). In linea generale, il servizio appare più diffuso sulla costa rispetto alle aree interne. I capoluoghi e le città maggiori - in linea con la tendenza nazionale - dispongono spesso di una copertura potenziale maggiore. Oltre ai già menzionati casi dei capoluoghi provinciali (tutti, eccetto Chieti, sopra il dato abruzzese), superano la media regionale Avezzano (32,7%) e le già citate Vasto e Lanciano. Mentre restano indietro Montesilvano (8%) e Francavilla al Mare (9%).