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 DIBALDASSARREDOMENICOQuando l'ingegner Domenico Di Baldassarre, nel fiorire del dibattito sul nuovo ospedale e sul dove realizzarlo, segnalò che nella zona "scelta" in contrada Fiumicino c'erano alcune ville romane (LEGGI QUI), si scatenò - anche con qualche malcelata punta d'astio - la risposta della Soprintendenza (p). DI Baldassarre, in quella fase, non replicò, essendo uso a parlare coi documenti e coi fatti. Quindi, si è preso qualche mese per approfondire le ricerche e oggi ha inviato alla Soprintendenza una nuova, dettagliatissima sua relazione.
Che certastampa ospita con grande piacere:

 

Lo Studio di Semiologia, di cui il sottoscritto è il rappresentante, si è sempre trovato vicino alla politica di salvaguardia e valorizzazione del patrimonio architettonico e archeologico della Soprintendenza. Per le mie ricerche storiche e archeologiche protrattasi per circa quarantacinque anni, ho ricevuto complimenti, anche scritti, da parte dell’archeologo Vincenzo D’Ercole e dall’archeologo Andrea Rosario Staffa. 

 

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In alcuni progetti la collaborazione è stata anche diretta come lo scavo archeologico della domus di Vico delle Ninfe presso lo Studio di Semiologia e gli scavi archeologici, effettuati presso il Castel Manfrino durante l’esecuzione del progetto di consolidamento, dall’Università di Chieti sotto la supervisione della Soprintendenza Archeologica. Durante la redazione dell’inventario dei Beni Ambientali e Storici della provincia di Teramo per conto della Regione Abruzzo, il sottoscritto ha raccolto circa 200 campioni di reperti provenienti dalle arature e dai lavori di sbancamenti diffusi in tutto il territorio provinciale e conservati nel capannone di Piancarani. Con la presidenza dell’Archeoclub di Campli è cresciuto l’interesse per l’archeologia del sottoscritto portandolo alla scoperta di siti storici e archeologici di estremo interesse, come la scoperta dei castelli longobardi di Rocca delle Padule, Castel Verruti e Pietralta, con la localizzazione delle città di Beregra, di Truentum e della Colonia di Silla e con la scoperta del villaggio del neolitico di colle S. Lucia presso Piano Vomano di Crognaleto e di quello del mesolitico presso Cannavine di Valle Castellana.

A Piano d’Accio-Fiumicino, nello spazio delimitato dal fiume Tordino, dal torrente Fiumicino, dall’Autostrada, dalla Strada Statale 80 e dalla Ferrovia Teramo Giulianova, si vuole realizzare un nuovo ospedale. Il 60% dell’area ricade sotto il livello del fiume Tordino e sulla restante area dovrebbe sorgere il nuovo ospedale. Proprio in quest’area, costituita da due antichi terrazzi alluvionali del fiume Tordino, a valle della colonia S. Antonio, casa a due piani, e a monte della stessa, il sottoscritto aveva raccolto dei reperti comunicando il tutto alla Soprintendenza tramite PEC il 21/ 09/2022 e la consegna del materiale il 10/10/2022.

Il giorno 24/10/2022 il sottoscritto ha accompagnato la Dott.ssa Gilda Assenti e Iolanda Piersanti sul sito per un sopralluogo le quali, invece di raccogliere i resti archeologici, raccoglievano le viole. Si sono comportate come quelle persone che per vedere un castello devono vedere i merli, mentre si può vedere un castello da alcune buche che servivano per l’innalzamento di pali in legno per la costruzione di un castello longobardo.

Il 04/11/2022 usciva un articolo su Certastampa che riportava la lettera che il sottoscritto aveva inviata alla Soprintendenza.

Immediata è stata l’invettiva della Soprintendenza contro il giornalista e soprattutto contro il sottoscritto facendolo passare per un delinquente non attenendosi all’Art. 90 del D. Lgs. 42/2004 comma 1 e sostenendo che dal sopralluogo effettuato veniva “rilevata la presenza di sporadici materiali ceramici (nel numero di pochi frammenti inferiori alla decina) fortemente dilavati e poco riconoscibili”. Degli amici invitavano caldamente il sottoscritto a querelare la Soprintendenza per diffamazione a mezzo stampa.

 A seguito di tutto ciò, il sottoscritto, sapendo che il materiale dell’età del ferro con le intemperie e il gelo possono frantumarsi, è tornato sul sito di Piano d’Accio-Fiumicino a raccogliere, in base al comma n. 2 dell’Art. 90 del D. Lgs. del 42/2004, un campione e conservarlo nello Studio di Semiologia in via Vico delle Ninfe 11. In base all’analisi del materiale raccolto in superficie e, non scoperto, che si compone di circa 300 frammenti, è possibile ipotizzare l’esistenza di una stazione del neolitico per la produzione di strumenti in selce, area nera, un insediamento dell’età del bronzo, area verde, sul quale si sovrappongono gli insediamenti dell’età del ferro, area celeste, del periodo romano, area rossa e di un insediamento altomedievale, area gialla. Vedere foto di alcuni reperti,

alcuni_dei_reperti2.JPG I reperti si rivengono anche oltre la strada statale n. 80 fino alla Masseria Giosia. Presso il centro commerciale Oasi vi sono i resti di una torre longobarda posta sopra ad una cisterna romana gestita, nell’altomedioevo, dal longobardo Acço, da cui Piano d’Acci nell’IGM del 1856 e oggi Piano d’Accio, per controllare l’insediamento e la strada romana per Giulianova. Vedere Precaria de Antesiano dell’anno 1000 riportata dal Savini nel Cartulario della Chiesa Teramana. Nel medioevo l’insediamento si spostava più a monte sul castello dei Melatino posto su Colle Marino denominato anche Forte Camponeschi. Nel terrazzo alluvionale più in basso, occupato attualmente dagli ulivi, sono presenti i resti di altre due ville romane.
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Il materiale può essere esaminato dalla Soprintendenza da parte di archeologi esperti che possano coprire l’intero periodo storico, protostorico e preistorico, valutare il costo per la manutenzione in base al comma 4 del D. Lgs. del 42/2004, valutare il valore delle cose ritrovate e corrispondere al sottoscritto il quarto del valore determinato in base al comma 1 dell’Art. 92 del D. Lgs. del 42/2004.

Lo scavo è distruzione, la terra conserva abbastanza, deve essere vietato in mancanza di finanziamenti sufficienti per la salvaguardia, la protezione e la fruizione dei beni archeologici. Nel caso dell’interessante insediamento di Piano d’Accio-Fiumicino sarebbe opportuno porre il vincolo archeologico sin da subito anche perché ci sono individui che vanno col metal detector sul sito. In alcune buche il sottoscritto ha trovato bulloni e pezzi di ferro, ma in altre nulla con la certezza del recupero di monete romane e/o fibule dell’età del ferro. Per questi motivi è fondamentale l’analisi accurata del materiale di superficie per conoscere, senza scavare, quello che si cela sotto. Nel nostro caso il sito non è stato sconvolto da sterri e, infatti, in superficie non si trovano pezzi di pavimenti, d’intonaci e tessere di mosaici. Questo significa che sotto, le strutture sono in un buono stato di conservazione.

Infine, il sottoscritto invita la Soprintendenza ad affidare il servizio Sabap di Teramo a persone più esperte, ad una valutazione del materiale raccolto e apporre il vincolo archeologico preliminare sul sito di Piano d’Accio-Fiumicino.

In attesa di un vostro riscontro il sottoscritto porge

distinti saluti
Domenico Di Baldassarre