Ancora un suicidio in carcere, nella casa circondariale di Castrogno a TERAMO, e tornano le polemiche. ''Siamo costernati ed affranti: un detenuto che si toglie la vita in
carcere è una sconfitta per lo Stato e per tutti noi che lavoriamo in prima linea'', denuncia Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria. ''L'uomo suicida, un macedone di 37 anni, che era in prigione per aver accoltellato la moglie, si è impiccato alle inferriate del bagno della cella ed avrebbe lasciato un biglietto per la famiglia. È successo alle ore 13 circa nella Sezione Protetta dove vige la custodia aperta.
Era in carcere per tentato omicidio della moglie e non aveva dato alcun segnale di instabilità o preoccupazione. Si tenga conto che in quel momento c'era in servizio un solo agente per 100 detenuti… Certo è che decidere di uccidersi è una scelta che ha sconvolto tutti, operatori ed altri ristretti''. Jeton Bislimi, 34enne macedone, lo scorso 14 novembre, aveva ferito la moglie con dieci coltellate e poi aveva tentato di ammazzarsi ingerendo un quantitativo imprecisato di farmaci. Era stato arrestato
e trasferito a TERAMO dove il giorno successivo ha provato di nuovo a togliersi la vita. Oggi la ricognizione sulla salma.
Per Capece, ''chiunque, ma soprattutto chi ha ruoli di responsabilità politica ed istituzionale, dovrebbe andare in carcere a TERAMO a vedere come lavorano i poliziotti penitenziari, orgoglio dell'intera Nazione. L'ennesimo suicidio di un detenuto in carcere dimostra come i problemi sociali e umani permangono: è il suicidio di
un detenuto rappresenta un forte agente stressogeno per il personale di polizia e per gli altri detenuti. E' fondamentale dare corso a
riforme davvero strutturali nel sistema penitenziario e dell'esecuzione della pena nazionale, a cominciare dall'espulsione dei detenuti stranieri, specie quelli - e sono sempre di più - che, ristretti in carceri italiani, si rendono protagonisti di eventi critici e di violenza durante la detenzione''.
''A tutto questo si aggiunga la gravissima carenza di poliziotti penitenziari. Come si fa a lavorare così?'', conclude Capece.