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GDM.jpegPer il Giorno della memoria la Biblioteca Delfico organizza l’incontro con Paola Trevisan, autrice del volume che ricostruisce analiticamente una storia largamente ignota: le persecuzioni subite dagli “zingari” sotto il fascismo.

Come si articolò la persecuzione dei rom e dei sinti e come mai la sua memoria non ha trovato spazio nell’Italia repubblicana?
Sulla base di un’estesa documentazione archivistica messa a confronto con testimonianze e ricerche storico-etnografiche, il volume ricostruisce per la prima volta le politiche antizingari del regime fascista e la loro ricaduta sulle famiglie romaní che vivevano in Italia.

Se prima erano pensati indistintamente come vagabondi stranieri da respingere ed espellere, alla fine degli anni Trenta decine di famiglie rom e sinti vennero sottoposte al confino di polizia e forzatamente trasferite – in particolare dalla Venezia Giulia e Tridentina – nelle regioni meridionali. Con l’entrata in guerra dell’Italia, poi, presero avvio gli internamenti in località sparse per la penisola e nei campi di concentramento. In questo quadro l’autrice ho svolto numerose ricerche sul campo di internamento di Tossicia in provincia di Teramo.

Raramente, nel dopoguerra, le memorie delle persecuzioni subite sono uscite dallo stretto ambito delle famiglie rom e sinti e il loro mancato riconoscimento come vittime del regime fascista ha contribuito a rendere possibile la negazione dei diritti di cittadinanza a coloro che oggi vivono in Italia.

 

Paola Trevisan si occupa di antropologia e storia dei gruppi romaní in Italia. Ha fatto parte di diversi progetti di ricerca nazionali e internazionali sulla persecuzione dei rom e dei sinti duran-te il fascismo. Fra le sue pubblicazioni ricordiamo: Storie e vite di Sinti dell’Emilia (CISU 2005), Etnografia di un libro. Scritture, politiche e parentela in una comunità di Sinti (CISU 2008).