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agostino balloneÈ un giallo, che sconfina nel mistero e che, come tutti i gialli misteriosi, non può non generare anche qualche polemica. La storia, come avrete intuito dal titolo, è quella di “Arvì” la splendida canzone popolare abruzzese, che non riesce a trovare la strada del palco della Notte dei Serpenti, perché la paternità della musica è questione irrisolta, che si intreccia fino quasi a perdersi tra la storia raccontata e la geografia delle nostre vallate. Ma questo lo sapete già, visto che avrete certo già letto l’articolo di Elso Simone Serpentini (QUESTO) e il successivo intervento di Gabriella Serafini (QUESTO), ovvero dei due fidatissimi collaboratori di Enrico Melozzi nella preparazione della Notte dei Serpenti, che da tre anni, come ricorda lo stesso Elso: «… proponiamo inutilmente al maestro di inserire nella scaletta “Arvì”.
La proposta gli è arrivata da numerosissimi appassionati di musica popolare abruzzese, ma Melozzi ha sempre risposto di no. Perché? Lui spiega la cosa così: “Per rispetto verso la verità storica e nei confronti dei reali autori del brano, ancora oggi oggetto di discussione”…».

Eccolo dunque, il problema: trovare l’autore della musica, perché su quello del testo, che è il cellinese Antonio Misantone medico e poeta, non ci sono dubbi.
Sulla musica, invece, sì, perché anche se c’è un’attribuzione ufficiale, con relativo deposito Siae che la lega al teramano Ennio Vetuschi e di riflesso alla Corale Giuseppe Verdi, che da sempre fa di “Arvì” un cavallo di battaglia, c’è chi solleva dubbi sul ruolo di Vetuschi.

Dubbi che la Corale non gradisce, anzi: «Non possiamo accettare che dopo settant’anni qualcuno voglia mettere in dubbio l’autenticità del lavoro del maestro Vetuschi - commenta Agostino Ballone, presidente della Corale Verdi - si faccia però chiarezza, non si possono mettere in dubbio verità acquisite senza alcuna prova, chi rivendica la paternità e ne contesta quella di Vetuschi, presenti le prove, senza attaccare la memoria di un uomo che non può difendersi».

E allora, partendo dagli interventi di Serpentini e Serafini e facendo nostro l’invito del presidente Ballone, nei prossimi giorni proveremo noi a dare una risposta alla domanda, cercando le prove che dimostrino chi e quando ha firmato lo spartito musicale, di quella che è una delle canzoni più belle e struggenti della tradizione popolare abruzzese.

Sarà una piccola inchiesta la nostra, con un solo scopo: trovare il colpevole, pardon: l’autore e consentire ad Enrico Melozzi di “sdoganare” Arvì portandola, nell’estate del 2026, sul palco della Notte dei Serpenti.