“Prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte”. Uno degli episodi più intensi del Vangelo di Giovanni è il cosiddetto rinnegamento, o negazione. Una bella storia viene subito rinnegata da chi l’aveva vissuta. Gli stessi che avevano affollato le vie della città nei giorni dell’Osanna, nei giorni di festa, ora accusano Pietro di essere stato con il Nazareno. Scarrellando i commenti di ieri, su alcune pagine social, ho avuto la medesima sensazione che deve aver avuto un osservatore, seduto tra i fuochi fuori dalle mura del palazzo di Pilato. Mentre molti commenti salutavano con dolore l’interruzione di questa prestigiosa manifestazione, alcuni, ma sempre troppi, accoglievano con giubilo la notizia. Esercitando la funzione di critici e censori non richiesti. Quasi che non abbiamo goduto anche loro “aagggratis”, in questi 47 anni, dell’unica manifestazione internazionale che si è svolta nella nostra città, Sminuita, in crisi, progressivamente sempre più piccola, ma pur sempre in grado di animare la città per i primi dieci giorni di luglio. Un appuntamento che avrebbe meritato maggiore calore, affetto, amore da parte di Teramo. A questi teramani vorrei ricordare che la Coppa Interamnia, è stata e rimane l’unica manifestazione grazie alla quale Teramo è diventata, per più di 40 anni, un palcoscenico internazionale con migliaia di giovani provenienti da tutto il mondo. L’unica manifestazione cittadina utile per il rilancio del marketing territoriale in chiave turistica, con il suo forte segnale positivo per l’Abruzzo e in particolare per il territorio teramano. E’ vero, non posso nascondere, non ho mai nascosto, che da troppo tempo la coppa ha avuto il sapore di una grande incompiuta, è stata come un grande cantante senza più voce, come un grande artista che non emoziona più, cui andava il rispetto ma non l’entusiasmo. Da troppo tempo la coppa eracome un grande vecchio, stanca, debilitata, che non incide più, si perpetuata stancamente, sempre uguale, noiosa, ripetitiva. E forse in questa forma non aveva più nulla da dire. E da teramano che è cresciuto con la coppa, ha giocato nella Coppa con i Da Rui e Chionchio, ha arbitrato nella coppa, si è divertito, ha sfilato, conosciuto, ha vissuto nella coppa, organizzato serate per la coppa, ha condiviso e ha fatto il volontario per la coppa, lo dico con le lacrime agli occhi. Quando, nei primi anni ’70 Gigi Montauti e pochi altri amici diedero vita a questa manifestazione io c’ero. Ricordo quando Tiberio Cianciotta, con il suo travolgente entusiasmo, venne alla Zippilli e con il Prof. Di Paola provava a spiegarci le regole. Ricordo le prime partite, ma io volevo giocare a pallone. Ero sempre il più piccolo ma chi voleva fermarmi doveva sudare perché io non mollavo. Sudavo, cadevo, mi ferivo ma non mollavo. Iniziai a giocare a pallamano. Ricordo la mia prima partita in quella piazza che sembrava immensa e io piccolo, basso, magro vicino a quei ragazzoni venuti da fuori, e il mio compagno di classe Gigi Da Rui che mi faceva da scudo. Ricordo un negozio dietro le Poste centrali dove un signore bassino ci regalò la prima divisa per non vestire come dei cencioni. Ricordo sempre con gioia quegli anni in cui la città era in visibilio, tutto era bello, tutto era nuovo, tutto era festoso. Ricordo benissimo quando noi ragazzi aspettavano tutto l’anno i primi giorni di luglio: prima la Madonna e le ragazze teramane timidine e bruttarelle (tranne una venezuelana indimenticabile) e le due sorelle che se gli pagavi un gettone ti facevano toccare un pò le tette, ma poco. Io, ragazzino timido ed educato tutto scuola e palestra, in quei giorni mi dissanguavo tutto il salvadanaio a comprare gettoni. Ma poi, dopo pochi giorni la vendetta, arrivavano le straniere con i pantaloncini corti e per qualche sera ci sembrava di vivere in paradiso. Chi raccontava di incontri fantastici, chi narrava amori improbabili, chi ogni sera una diversa. E non importa se erano tutte fandonie da ragazzo, io in quegli anni ho cominciato a desiderare di viaggiare e da allora ancora non mi fermo. Ricordo le sfilate immense, i colori e i primi popoli strani che arrivavano. E chi li aveva mai visti i cinesi, i negri, quelli del nord. Ricordo le feste, la gioia, qualcuno fumava per sembrare più grande, addirittura qualcuno comprava la birra, ma era vietato. Ho tanti tantitanti ricordi di quei giorni. Era tutto diverso. Non c’erano le follie dei braccialetti inutili. (Infatti quest’anno ci sarà il segna persone… ma per favore facciamo i seri). C’era la voglia di divertirsi. E tutta la città era coinvolta. Punto. Purtroppo la Coppa Interamniache muore è un altro segno di una città che muore. Ma soprattutto di una città di zombie, morti che camminano, incapaci di amare, svegliarsi, vivere, reagire, dare nuova linfa e nuova vita alla città. Dopo l’interruzione ripartire non sarà semplice ma forse il gran patron, quel galantuomo che è Gigi Montauti, ancora una volta farà il miracolo e ci regalerà altri momenti di gioia. Sulla mia pelle so bene quanto lavoro c’è dietro. Quanta fatica occorre per organizzare, conosco bene l’impegno che necessita per arrivare agli obiettivi, dando per questo motivo nient’altro che il meglio di sé. Specialmente per un evento che è gratuito, sportivo, ma anche turistico, culturale, educativo. Ricca di senso etico, palestra di un sano agonismo.Sulla mia pelle so che alla sua creazione concorrono più elementi: passione, capacità gestionale, alta professionalità, tanta pazienza, riconosciuta serietà, poi esigenze economiche e necessità burocratiche diverse, spesso difficili da conciliare, che partono dall’allestimento delle strutture al tipo di evento che si vuole organizzare. Che dire: si ferma il giro d’Italia, si fermano i gran premi si fermano i concerti, è giusto che si fermi anche la Coppa Interamnia. Gigi Montauti ha deciso quello che io non posso decidere per gli spettacoli a pagamento: fermarsi prima di essere fermato. Sono certo che, con la passione di sempre, con lo stesso amore che si ha per un figlio, Montauti & co saranno pronti ad affrontare e vincere nel 2021 nuove e prestigiose sfide.Da questo mio piccolo palcoscenico voglio gridare forte e da teramano “Viva la Coppa Interamnia”. Voglio dire, ancora una volta, a voce alta “Grazie Montauti”. Grazie di cuore a chi ci è stato in tutti questi anni, a chi ha lavorato per la coppa e dunque per la città, a tutti i suoi tanti collaboratori, volontari, che hanno lavorato e torneranno a lavorare per Teramo. Per far rimanere sempre viva e più viva, più bella e più grande la coppa. La nostra coppa. Con questa occasione però voglio dire anche, ai miei concittadini, amiamola di più. Difendiamola di più. Frequentiamola di più. Valorizziamola di più. E’ la nostra coppa.E il suo successo, la sua vita dipenderà anche da noi. Viva la Coppa Interamnia.
Leo Nodari