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Più di ogni parola le immagini della sala del Palazzo Kursaal strapiena raccontano di un bel pomeriggio  vissuto ieri a Giulianova dalla comunità culturale della nostra Provincia e lanciano aspirare la città giuliese ad essere riconosciuta come polo culturale della nostra Regione. Anche per l’involuzione nella partecipazione e il declino definitivo di Teramo che ha oramai abbandonato ogni ambizione in tal senso ed è destinata solo a raccogliere misere briciole del concertino del tossico di turno.
Tanto entusiasmo, applausi, sorrisi, foto selfie con lo scrittore pugliese che è tornato in Provincia di Teramo dopo 9 anni ed è stato accolto da tanto affetto. Il popolo della destra identitaria, conservatrice e popolare ha risposto alla grande all’invito mi della consigliera regionale  Marilena Rossi e della consigliera comunale di Giulianova Marialuigia Orfanelli che hanno organizzato l’iniziativa con Veneziani e hanno portato il loro saluto al loro popolo ricordando a tutti che questa iniziativa segue una serie di iniziative già svolte e non termina con questo incontro di ieri ma prosegue in un percorso culturale identitario per riaffermare con determinazione, coerenza e costanza che la Destra di governo fa della cultura un caposaldo del processo di cambiamento in atto come proprio insegna l’avventura politica di Giorgia Meloni che ha portato il suo partito dal 2% al 30% scavando nelle radici e nella tradizione e tenendo sempre ben presenti le ragioni per le quali la destra vince e governa in Europa. Anche il vice Sindaco Francioni ha portato il suo saluto palesemente soddisfatto di poter presiedere detto incontro di alto valore culturale. Del resto è il Sindaco di una giunta che – non dimentichiamolo – ha messo nell’angolo  e ridotto al silenzio ogni rimasuglio di quella che era una città “rossa” di cui resta solo una pattuglia di quasi giovani che fanno le loro assemblee generali in una Panda. E ci avanza anche spazio. Costantini infatti ha ribadito che l’amministrazione punta certo sul buon governo ma anche con una serie di appuntamenti mirati che destagionalizzano le presenze nella sua città.
Tra tanti applausi Marcello Veneziani ha dunque presentato il suo libro (100 copie ordinate tutte vendute)che descrive una società senza eredi, che non riconosce il passato e che non ha niente da trasmettere a chi verrà dopo è quello che ha descritto  il noto giornalista e saggista. “La nostra, ha spiegato Veneziani, è una società che nega il passato e che per questo, senza riferimenti a quello che è stato, resta disorientata e incapace anche di proiettarsi nel futuro”. Tra tanti applausi che lo hanno spesso interrotto ha spiegato perché i frutti di questo distacco sono diversi, la denatalità, ad esempio. Dunque secondo Veneziani quella che stiamo vivendo è una forma di nuova barbarie dalla quale possiamo liberarci recuperando i principi di tradizione e comunità. Un contesto nel quale il voto di Trump può essere visto come un tentativo di reagire proprio alla perdita di una tradizione tipicamente americana. Concludendo il suo ampio intervento con una frase che sintetizza il suo attuale pensiero:  “Nessun dubbio né stupore, nessun sapere di non sapere, solo acqua e vento e oblio. Nella società contemporanea dei self made men, dei “trovatelli”, dei borghi spopolati e della denatalità, dell’isolamento senza argini, l’unica promessa mantenuta è quella del nichilismo” . Mi permetto su questo di dissentire.  Certamente viviamouna fase discendente, destino inevitabile nell’era dei social. Naturalmente è una tendenza generale ma poi esistono fenomeni in controtendenza, anche se si tratta spesso di nicchie.  Certo in questa fase  l’intelligenzaartificiale è  l’erede universale di ogni sapere, ridotto però a magazzino dati, cioè eredità stoccate, devitalizzate. Necessario a questo punto tentare la scommessa più ardua: un pensiero nuovo, anzi neonato – che pure nasce da due genitori e porta con sé una lunga eredità – come non accade più da decenni. Si tratta insomma di mettere in salvo i maestri e di mettere al mondo gli eredi.