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manolazanIl vero, e doloroso aspetto della vicenda parlamentare del Ddl Zan, non è la “bocciatura” in aula, che nella migliore delle ipotesi consentirà un nuovo esame della proposta della legge solo tra sei mesi, né l’applauso al momento in cui è scattata la “tagliola”.

L’aspetto più doloroso è che, in questa vicenda, il Parlamento ha palesato, con terribile evidenza, quanto sia profonda la distanza tra il Paese reale e quello delle Aule parlamentari.

Mancato appuntamento con il futuro

Sempre più, il Parlamento dimostra quanto sia lontano da una “realtà” sociale e civile già acquisita dalla stessa società. Le nostre assemblee più rappresentative, si arenano su prese di posizione contro culture di genere, che fanno già parte dei patrimoni di conoscenza di tutte le nuove generazioni.

Quello che si chiede alla nostra classe politica nazionale, non è imporre una “nuova idea”, ma prendere atto di come quella nuova idea sia già il leit motiv delle nostre vite condivise.

Discutere, e addirittura “bocciare” un progetto di legge che reca quale titolo “Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità”, significa...

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