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FABIUXFabiano Massimi sta scrivendo il nuovo romanzo, “il tempo è poco e prezioso” ma è riuscitoa rispondere alle nostre domande. Grazie.
Lei ama prendere i casi della storia e  trasformarli in triller. In questo romanzo “Le furie di Venezia” (ediz. Longanesi) racconta la storia di Ida Dalser, la prima moglie di Benito Mussolini,  e del figlio Albino. A pagina 382 scrive “ho provato a trarne un romanzo… anche questo è accaduto...Non lasciamo che accada mai più”. Perché ha scritto?
Ho scritto le Furie per riportare alla luce una vicenda buia, buissima, che colpevolmente continuiamo a dimenticare. Churchill diceva che chi non conosce la storia è condannato a ripeterla; Montale al contrario sosteneva che la storia "non è magistra di nulla che ci riguardi". Chi ha ragione? Nel dubbio, uno dei miei obiettivi come scrittore è dare sempre più voce a storie cancellate, nella speranza che valgano da monito a chi verrà poi: simili errori (simili orrori) non si devono ripetere.

Lei nel libro riporta la trascrizione n. 137 del 16 giugno 1934 dell’ospedale di San Clemente , in cui la Dalser parla dell'amore con Mussolini “mi innamorai perdutamente di lui .E lui si innamorò di me”. Lei ha letto i documenti, ha fatto ricerche,  Mussolini era innamorato della Dalser?
Chi può saperlo? Solo i diretti interessati, e forse nemmeno, perché l'Amore è un dio capriccioso, che riempie la testa e il cuore di illusioni prima che di certezze. Di sicuro c'è che Mussolini fu divorato da una grande passione per Ida Dalser, e che le scriveva parole difficilmente equivocabili. Da Ida ebbe un figlio, e quando partì per la guerra dichiarò in Comune a Milano che Ida era sua moglie, per cui a lei andava destinata la sua pensione militare. Poi qualcosa cambiò e lui perse interesse o trovò strade più pratiche, meno complicate perché Ida era una gran donna, forse non facilissima da affiancare, mentre Rachele, da semplice contadina concreta, accettò sempre la prepotenza del marito e gli lasciava fare qualsiasi cosa senza recriminare. Si può essere innamorati ma capire che quell'innamoramento non porterà tanto lontano. Forse andò così tra Benito e Ida. 

Ida Dalser era una donna molto ricca, famosa, aveva saloni di bellezza a Parigi e Milano  ma cadde nella tela di Mussolini. Ci racconta la fine della Dalser e del figlio Albino?L'ho fatto nel romanzo! Qui posso solo dire che non fu una fine liete, proprio per nulla, e che ancora a distanza di tanti decenni chiede giustizia (o vendetta, come si chiamava altrimenti la giustizia delle Furie).

Ha un legame particolare con i luoghi che racconta. Che rapporto ha con la città di Venezia?
Venezia è una città onirica che sempre si visita, anche solo in sogno o in ricordo, e mai si conosce davvero…

Mi piace il ringraziamento a chi legge il suo libro: "Sei tu la stella che seguivo camminando, senza bussola, nel buio, in un tempo deragliato. Sei tu che mi hai guidato". Il lettore guida lo scrittore?
Anche. Il lettore ideale - quello che secondo Umberto Eco è costruito dal libro stesso - lo fa di sicuro. A dispetto di ciò che hanno dichiarato legioni di scrittori, non si scrive mai solo per se stessi, si ha sempre in mente un destinatario, qualcuno da attrarre, ghermire, divertire, emozionare. Si pensa sempre a come reagirà chi legge, e per ottenere l'effetto si modifica di continuo l'impostazione, la voce, una scena, una parola. Poi, se si è fortunati, molti mesi dopo aver scritto qualcosa i lettori vengono a dirti che lo hanno colto, apprezzato, amato - persino odiato. Va bene tutto, se è l'effetto in cui speravamo. L'autore guida il testo verso chi guida l'autore. E alla fine il più sorpreso di tutti è proprio questo.

Perché Teramo è una "città del cuore"?
Amo l'Abruzzo, lo frequento da anni per le sue spiagge e i suoi monti. Teramo è una città poco nota, poco cantata, che meriterebbe ben di più. Ce ne sono, nell'Italia-scrigno di mille bellezze, ed è un patrimonio da preservare, curare, pubblicizzare. Un giorno forse ambienterò una storia da queste parti, sulle orme del mio amato D'Annunzio, ma anche della carissima Di Pietrantonio. Fino ad allora continuerò ad ammirare la sua magnifica cattedrale asimmetrica e il meraviglioso falso storico del Borgo Medievale, che la unisce idealmente a Torino, la mia seconda patria.

Fabiano Massimi è nato a Modena. Laureato in Filosofia tra Bologna e Manchester, dopo aver lavorato come traduttore e consulente per alcune tra le maggiori case editrici italiane, oggi insegna scrittura creativa  nel programma universitario della Scuola Holden. Per Longanesi ha pubblicato  L’Angelo di Monaco,I demoni di Berlino e Se esiste un perdono, romanzi tradotti in numerose lingue che gli sono valsi tra l’altro il premio Asti d’Appello in Italia e il Prix  Polar in Francia.
ANNA BRANDIFERRO