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Diciotto procedimenti penali avviati, fra questi spiccano i reati ambientali riconducibili a tre tipologie: gestione/smaltimento irregolare dei rifiuti, mancata bonifica di siti inquinati e ipotesi di abusi edilizi. La Polizia provinciale traccia un bilancio dell’ultimo anno di attività caratterizzato dalla condizione “ibrida” che si è venuta a crea dopo la riforma Delrio con quattro degli nove agenti in servizio in “avvalimento” alla Regione per il controllo sulle attività venatorie.
 
Per quanto riguarda le funzioni collegate al Codice della Strada sono 15.496 i veicoli controllati, accertate 681 infrazioni, 390 le sanzioni comminate.  Grazie all’ausilio dello Street Control sono state rilevati, in particolare, l’assenza della copertura assicurativa e la mancata revisione del veicolo.
 
L’attenzione maggiore, però, anche per la natura stessa del Corpo che nasce per la tutela dell’ambiente e del territorio, è rivolta proprio ai reati di tipo ambientale: aziende che gestiscono lo smaltimento dei rifiuti speciali in difformità con la legge. I reati più ricorrenti sono quelli che riguardano la smaltimento di inerti o di rifiuti speciali non pericolosi (questi ultimi sono quelli prodotti dal mondo agricolo e in particolare dagli allevamenti).
 
“Compatibilmente con le ridotte risorse professionali a disposizione – commenta il comandante, Fabio Di Vincenzo – seguiamo con attenzione le segnalazioni che arrivano dagli stessi cittadini e naturalmente procediamo con gli accertamenti in tutti quei casi nei quali sia il settore ambiente della Provincia sia gli organi giudiziari ci chiedono un intervento. La mancata bonifica di siti inquinati è una delle tipologie di reato ricorrente e in alcuni casi riguardano anche enti pubblici”.
 
Il controllo del territorio da un punto di vista ambientale è quello che necessiterebbe di maggiore impegno anche per il consistente danno – anche economico - che il mancato rispetto delle norme genera a carico della comunità: “Con il Bilancio approvato abbiamo previsto tre nuove unità da assumere nell’arco di tre anni – dichiara il consigliere delegato all’ambiente, Domenico Pavone – certamente l’incertezza istituzionale nel quale vivono da anni le Province ha avuto conseguenze molto negative proprio su quell’attività di controllo ambientale del territorio che è stato per anni il fiore all’occhiello delle polizie provinciali. Ci aspettiamo che il Governo e il Parlamento affrontino con coraggio la vicenda delle Province restituendole, non solo a parole, il ruolo che ha sempre avuto nella tutela dell’ambiente soprattutto nella fase della prevenzione”.