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DENTISTACOVIDAlcuni ‘avvelenatori di pozzi’ (che non voglio citare) continuano da tempo, in alcuni casi da mesi, a diffondere notizie false e persino infamanti su come viene utilizzato il reparto Covid dell’ospedale di Pescara. Magari erano gli stessi che quando lo realizzammo e inaugurammo a tempo record, con quasi il 30% di ribasso d’asta e conseguente risparmio di fondi, predicavano contro la ‘cattedrale nel deserto’ che sarebbe rimasta vuota e inutilizzata. Ora, invece, strillano un giorno sì e l’altro pure denunciando lo ‘scandalo’ della mancata accettazione di ricoveri provenienti da fuori provincia, solleticando l’atavico campanilismo risentito che flagella l’Abruzzo da generazioni. E’ quindi necessario diffondere i dati reali, che dimostrano come l’ospedale Covid di Pescara stia svolgendo un ruolo fondamentale per dare ricovero ai pazienti abruzzesi, accogliendo una percentuale importante anche dalle altre province (e persino da altre Regioni). Il dato relativo alla giornata del 29 ottobre, infatti, dimostra come il 55% dei ricoverati in terapia intensiva (6 su 11) provenga da fuori provincia, e solo il giorno prima altri 4 pazienti in T.I. provenivano dalla Asl di Chieti, dei quali 2 sono purtroppo deceduti e 2 erano stati dimessi. Il 28 ottobre, quindi, la percentuale dei pazienti ‘forestieri’ è stata del 66%. Solo un terzo dei pazienti ricoverati in terapia intensiva era della provincia di Pescara, il giorno dopo meno della metà. In terapia sub-intensiva la percentuale dei non-pescaresi sale all’85% (6 su 7). Dei 76 pazienti in degenza non-intensiva, il 20% proviene da L’Aquila, Teramo e Chieti.
Dove sarebbe, quindi, lo ‘scandalo’ denunciato? Sarebbe ora che chi vuole fare, legittimamente, l’opposizione, imparasse a farla con serietà, senza alimentare fantasmi, sospetti, guerre fratricide, illazioni. Dire contro l’evidenza dei fatti che a Pescara qualcuno stia rifiutando di accogliere malati di altre province, oltre che falso e infamante, è profondamente ingiusto verso il personale medico e paramedico che sta facendo i salti mortali per affrontare l’emergenza.