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Illustri istituzioni,
in data 31 dicembre 2021 con ordinanza del presidente della Giunta regionale è stata disposta la modifica del calendario scolastico con sospensione delle attività didattiche nelle giornate del 7 e 8 gennaio 2022 e con regolare ripresa delle medesime il 10 gennaio. Una decisione dettata dall'emergenza pandemica e dalla volontà della Regione di attivare una campagna di screening “nelle scuole di ogni ordine e grado nella periodicità dal 7 al 9 gennaio”, recita l'ordinanza.
In data 5 gennaio 2022 le famiglie, che con favore avevano accolto l'iniziativa di prevenzione sanitaria, apprendono che le scuole dell'infanzia sono state escluse dalla campagna di screening. Una scelta che appare incomprensibile e discriminatoria.
Le bambine e i bambini esclusi dallo screening, come noto, non utilizzano dispositivi di protezione individuali; per via dell'età (3/5 anni) non è possibile imporre il distanziamento personale né evitare contatti stretti nell'ambiente scolastico con insegnanti e collaboratori che si occupano di loro per svariate ore al giorno.
Ci appare grave la scelta di escludere questa fascia di popolazione scolastica dallo screening. Una scelta che incomprensibilmente ricade proprio sulla parte più fragile della società, quella che più va tutelata per i motivi esposti e che è oggi ancora tenuta fuori dalla campagna vaccinale.
I bambini e le bambine che frequentano la scuola dell'infanzia godono forse di meno diritti dei loro fratelli maggiori? E sulla base di quale assunto? In una società equa non si tutelano prima i più fragili, i più esposti e indifesi, proprio come il nostro Paese ha scelto di fare avviando a suo tempo la campagna vaccinale? Oppure dobbiamo pensare, come purtroppo spesso accade nella nostra società, che i bambini e le bambine sono parte marginale e secondaria nelle agende politiche? E se lo screening per questa fascia di età non è contemplato, perché le scuole dell'infanzia sono rimaste chiuse il 7 e 8 gennaio come le altre? Questo appare lesivo del diritto all'istruzione dei nostri figli. Nella scuola dell'infanzia, lo ricordiamo per i meno avvezzi, non è possibile svolgere la Dad. Nella scuola dell'infanzia ci sono bambine e bambini fragili; insegnanti fragili; collaboratori fragili. Soggetti a rischio o che convivono con famigliari a rischio. Un focolaio, come in passato accaduto purtroppo in molte strutture, può sorgere anche in una scuola dell'infanzia.
La scelta adottata, che neppure la scarsità di tamponi a disposizione può giustificare, ci ferisce come genitori e come cittadini. Molte famiglie, come troppo spesso accade, si organizzeranno in modo autonomo ricorrendo ai tamponi a pagamento per poter tutelare la comunità scolastica nella quale il 10 gennaio i figli rientreranno. Ma di nuovo si consumerà una discriminazione. Di nuovo ci saranno piccoli cittadini relegati a cittadini di serie b.
Confidiamo in una marcia indietro da parte delle istituzioni su una scelta che non penalizza “solo” alcuni bambini o “alcune” scuole, ma l'intera collettività.

Famiglie dei bambini e delle bambine della scuola dell'infanzia de Albentiis di Teramo.