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ErrorelsPiazza non piazza. Palazzo non palazzo. Palazzo della sanità, come se la sanità avesse avuto bisogno di un palazzo.
Dai, ci è rimasta solo la facoltà di fare battute e di ridere in una città in cui sembra essersi perso non solo il senno, ma anche la buona creanza.
Quanto al buon amministrare… lasciamo perdere, non mi sono mai illuso e sapevo che sarebbe andata sempre peggio, nonostante i creduloni che continuano a credere nell’avvento degli “enfant prodiges” della politica. Così a me, che mi sono arreso da tempo al disdoro della mia città, anche se continuo, ultra ottuagenario, a combattere, ma contro i mulini a vento, non resta che la derisione, o l’irrisione, che sono parenti della delusione.
Piazza Martiri Pennesi è il centro di una zona tra le più urbanisticamente vilipese e meno valorizzate della storia di Teramo. Già sede dell’antica cittadella, cuore pulsante della politica teramana ai tempi degli Spennati e dei Mazzaclocchi, poi sede degli avveniristici disegni dell’Albergo del Giardino, dove Teramo inseguiva la modernità, con i primi bagni caldi affittati ad ore, stanze di massaggio, alloggi per divette di passaggio e luoghi delle prime proiezioni cinematografiche, la zona ha subito nel tempo il maggior numero di modifiche funzionali e sostanziali, fino a diventare quella che è e, purtroppo, quella che sarà dopo l’ultima sventurata decisione di un consiglio comunale che mai fu di livello così basso nella nostra città.
Piazza Martiri Pennesi, più volte violentata e rapinata, volta e stravolta, fino alla più grave vergogna di essere indicata in un cartello stradale semplicemente come “Piazza Pennesi” (con l’eliminazione al riferimento a martiri di cui nessuno sapeva e sa più nulla in città, e il pericolo del sospetto che si fosse voluta intestare una piazza alla banda Pennesi, responsabile dell’efferato duplice delitto Malaspina, a Ponzano di Civitella del Tronto), viene oltraggiata di nuovo.
Avrete letto ciò che ha scritto D’Amore e ciò che ha scritto Ponziani, sulle sui considerazioni concordo in pieno, per cui non ne ripeto i ragionamenti e le osservazioni, anche quelle di contorno. Che l’orrendo palazzo della Sanità (un altro scatolone inguardabile, come quelli costruiti a Teramo nel periodo in cui Teramo fu invasa da architetti umbro-perugini onniscienti) lo si abbatterà e lo si ricostruirà, per di più con aumento di cubatura, invece di ricostituire un vuoto tra tanti pieni nel centro città, magari con un bel giardino che richiami almeno l’idea del giardino che dava il nome allo storico Albergo, è ormai, secondo me, che sono pessimista, cosa decisa e sancita da chi avrà l’ostinazione di non tornare indietro e rimettersi in discussione.
La tetragonia è parente della supponenza e dell’ignoranza.
Dico solo che si perde una grande occasione di fare una cosa buona e giusta e si farà una cosa cattiva e ingiusta.
Protestare? Per me non è più tempo. D’altro canto questa città sarà mia ancora per poco. E i miei nipoti vivono altrove. I teramani che verranno, quelli sì, dovrebbero adontarsi, ma non hanno ancora la capacità di capire perché vanno alle elementari e non gli viene insegnato nulla della storia di Teramo e nulla ne sanno. D’Amore con le sue foto è stato esplicativo, Ponziani con le sue considerazioni storiche magistrale. Io mi limito ad una osservazione minore, di contorno. Lo stesso Ponziani ha scritto che l’attuale amministrazione avrebbe dovuto avere “un colpo d’ala” e fare una scelta diversa, scegliendo un vuoto urbanistico invece di un ri-pieno. Penso e mi dico: per avere un colpo d’ala occorre avere le ali, e questa amministrazione d’albertiana non ha mai mostrato di avere le ali, perciò come avrebbe potuto dispiegarle per volare? 
Le galline hanno le ali, ma tutti coloro che sono stati almeno una volta in un pollaio o in un’aia contadina sanno quanto sia goffo il tentativo delle galline di volare, perché ci sono anche animali che hanno le ali e non riescono a volare perché le loro ali non sono adatte al volo, figuratevi se può volare chi le ali non le ha nemmeno.

Elso Simone Serpentini