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Mi piace pensare che i primi teramani che leggeranno queste mie righe, siano quelli che stanno partecipando alla processione della “Desolata”.
Per questo ne ho anticipata la pubblicazione alle quattro del mattino.
Perché spero che, tra una chiesa e l’altra, nel loro accompagnare la Vergine a cercare suo figlio, trovino il tempo per leggere.
Lo dico perché nutro la certezza che chi, nel cuore di una notte diversa da tutte le altre, decide di andare in processione onorando una tradizione lunga sette secoli e mezzo, non la fa solo per devozione.
Lo fa anche per amore.

Per amore di una città che in questa notte è davvero diversa, unica, silenziosa scenografia del rito, fascinoso orizzonte immediato di un gioco irripetibile di luci e ombre, di suoni e silenzi, di passi lenti e saggi.

A loro, a quei teramani, mi rivolgo, prima di ogni altro.

Guardate la foto che accompagna questo articolo.

Quello a sinistra, l’avrete riconosciuto. è il Palazzo della Sanità, che sta per essere abbattuto.

Quello a destra, è il progetto del nuovo Palazzo che nascerà al suo posto.

La domanda è semplicissima: vi piace?

E’ questa la Teramo nella quale vorrete vivere?

E’ questa la Teramo che volete lasciare ai vostri figli?

La Teramo di questo palazzo?

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Guardatelo bene: uno “scatolone” totalmente decontestualizzato, addirittura più “scollegato” dal tessuto di quello - bruttissimo - attuale.
Non ne discuto le caratteristiche costruttive, non ne ho le competenze, il mio è un giudizio puramente estetico: non mi piace.




Non mi piace il “fronte” sul lato corto benché gli riconosca uno sforzo di modernità non arrogante, con quelle piante, ma mi spaventano i “laterali” lunghi, sia quello lato piazza (una parete spezzata solo da tre aperture geometriche), sia soprattutto quello lato via oberdan, trenta metri per venti di parete chiusa. Totalmente chiusa. Un muro enorme, se ho ben capito totalmente ricoperto di piastrelle ceramiche. Una muraglia. Uno schermo sproporzionato che mai sarà nobilitato dai colori di una proiezione. 




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L’unica nota positiva di questo progetto, che richiama alla mente le forme di un enorme “case” per computer, è che mi rende più facile l’appello ai teramani: FATEVI SENTIRE!

Abbiamo, in queste ore, un’occasione storica: quella di non far costruire non solo questo palazzo, ma nessun palazzo, liberando la piazza.

Abbiamo - e non l’avremo mai più - la possibilità di liberare piazza Martiri Pennesi, restituendola all’uso pubblico, regalando alla città una seconda vera piazza a venti metri dalla piazza più importante della città. 

Certo, non sarà facile, perché le eterne lentezze della gianguideria hanno vanificato tutte le possibili occasioni di affrontare il problema, trovando con l’Arta (l’Agenzia Regionale Tutela Ambiente) un accordo possibile.
Eppure, come spiegavo giorni fa, non sarebbe stato difficile: bisognava solo trovare uno spazio alternativo nel quale l’Arta potesse costruire la sua nuova sede. 

Non è stato fatto… e il progetto è andato avanti, al punto che l’Arta sta traslocando e poi sarà pronta ad abbattere e ricostruire. Manca solo un voto del Consiglio Comunale, per la deroga… ad alzare un piano, perché il palazzone che nascerà sarà più alto di quello attuale. 

Ecco, quel voto, o meglio: il dibattito politico che sta nascendo in queste ore, è la nostra occasione di tentare in extremis di liberare la piazza.

L’assessore ai Lavori Pubblici, Marco Di Marcantonio, ha preso una posizione chiara, le Opposizioni di Centrodestra anche, il consigliere Andrea Core non ha avuto timore di dire la sua, in Maggioranza c’è chi sta preparando un appoggio pubblico all’assessore e chi, mortificando il proprio ruolo, sembra disinteressarsi del problema o, peggio: cerca di non prendere posizione. Appena poche ore fa, a mezzanotte e venti, è arrivato il comunicato stampa dei cavallariani di Bella Teramo, che invocano una scelta che possa sanare il vulnus storico e restituire alla piazza la sua ampiezza, ma gli alte tacciono. Penso all’evanescenza dei Cinque stelle, alle incertezze dei Podemos del Sindaco, alle indecisioni del Pd, all’accreditata invisibilità dei Teramo Vive… dai dangeliani, invece, mi aspetto un segno, forse direttamente dal Presidente della Provincia, che sul nuovo palazzo vanterebbe anche un diritto di proprietà su una quota di metri quadri pari a due piani. Sarebbe importante che si dichiarasse disponibile al trasferimento. 

Mi stupisce un po' confesso, il silenzio di Azione e in particolare dell'onorevole Giulio Cesare Sottanelli, solitamente sempre così pronto a vergare interessanti comunicati stampa...
Non vi dirò, per ora, di quello che stanno facendo altri politici teramani, portando il problema sulla scrivania di chi può decidere, perché non voglio interferire col loro tentativo, ma alla fine sarà giusto attribuire meriti e... demeriti.
Ma è soprattutto la città che deve farsi sentire. 

L’hanno fatto l’ex assessore Gigi Ponzianiil professor Elso Simone Serpentini ed  Enrico Melozzi.
E gli altri?

E’ il momento che la maggioranza silenziosa smetta di esserlo e dica la sua.

SVEGLIA!
Il momento è adesso.

Lo dico a tutti quelli che stanno dormendo… e non solo perché sono le quattro del mattino: fatevi sentire!

Adesso!

Dite la vostra: è questa la piazza che volete lasciare ai vostri figli, nipoti e pronipoti?



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Da ultimo, se qualcuno dovesse incontrare quelli di Teramo Nostra, potrebbe fargli vedere il progetto del nuovo palazzo?
Sempre che non siano troppo impegnati con qualcosa di più importante, tipo la fondamentale prossima edizione del Premio Di Venanzo…
ADAMO